Il governo siriano ha negato che la potente esplosione di questa notte nell’aeroporto militare di Mezzeh, a Damasco, sia dovuta a un raid israeliano. Israele non ha negato né confermato di averlo attaccato. Il boato e la colonna di fumo sono stati uditi e visti in tutta la capitale. Mezzeh è il quartiere dove risiedono funzionari e ufficiali dell’esercito, una roccaforte del regime di Bashar al-Assad. L’aeroporto militare si trova a meno di due chilometri dal palazzo presidenziale. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani le esplosioni hanno provocato la morte di almeno due soldati e il ferimento di altri 11.

La tv di Stato ha detto che l’esplosione è stata causata da «un cortocircuito elettrico» che avrebbe fatto deflagrare un deposito di munizioni: «Non c’è stata nessuna aggressione israeliana». E’ la prima volta che i media ufficiali smentiscono in maniera così netta che ci sia stato un raid israeliano. Lo Stato ebraico di solito non conferma gli attacchi, ma il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha rivelato che ce ne sono stati «più di cento» dal 2013 in poi, quando Hezbollah e i consiglieri militari iraniani sono intervenuti a fianco del governo di Assad contro i ribelli.

L’opposizione siriana sostiene invece che l’esplosione è stata causata da missili terra-terra lanciati dal Golan da Israele. L’Osservatorio siriano per i diritti umani conferma. La scorsa settimana il governo di Benjamin Netanyahu aveva detto che l’accordo di collaborazione militare firmato a Damasco dal ministro della Difesa iraniana e dallo stesso Assad superava «la nostra linea rossa». Israele chiede il ritiro delle forze iraniane dalla Siria e lo smantellamento delle basi missilistiche.

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