«Questa gente che parte dalle proprie terre non arriva qua per essere prigioniera o entrare in un esercito. È gente che parte con un progetto. È gente che ha necessità, che parte perché c’è la guerra o la fame. Ed è gente che parte pensando che potrebbe trovare un lavoro, ricongiungersi con la famiglia, stare con gli amici per poter iniziare una vita nuova». Così il cardinale Francesco Montenegro, presidente di Caritas Italiana, commenta ai microfoni di Radio Vaticana Italia il caso dei migranti della Diciotti che hanno volontariamente lasciato i centri di accoglienza.

«Una cosa del genere non la faremmo anche noi? Anzi, posso dire, non l’hanno fatta anche i nostri migranti? E sono proprio questi fatti, questa gente che scappa, e che poi non si trova, che vuole andare altrove, in Europa, che dovrebbe far pensare all’Europa che è tempo che si prendano delle decisioni», sottolinea l’arcivescovo di Agrigento .

L’accoglienza «non si può risolvere solo con un piatto e un tetto», afferma, «è una scelta politica». «L’accoglienza non è solo: “ti tolgo dal mare”. Se fosse solo questo sarebbe semplice l’accoglienza, no? Infatti qualche volta poi pensiamo: “rimandiamoli indietro”. L’accoglienza è permettere a una persona di costruirsi una vita dopo essere scappata da un’altra. Si dice che è gente che ha approfittato, che non ha un progetto, che rifiuta quello che gli si dà.: ma la questione è che non gli si dà ancora tutto quello che potrebbe giovare per una loro vita. I nostri migranti non sono stati presi, prelevati con le gru e portati là dove gli Stati hanno deciso. La prima parte di una accoglienza è doverosa per salvare vite; la seconda parte è altrettanto doverosa per continuare a tenere in vita una vita».

Alla domanda se questa “toppa” alla vicenda Diciotti messa dalla Chiesa, pur lodevole, era destinata a non reggere a lungo, il presidente di Caritas Italiana replica: «Si è messa una toppa perché in quella situazione andava messa una toppa: non si potevano lasciare quegli uomini in mezzo al mare in attesa che chi era nella stanza dei bottoni prendesse le sue decisioni. La Chiesa ha messo la toppa, ma il resto? Per mettere una toppa ci vuole un abito. Adesso non stiamo trovando l’abito dove attaccare le toppe».

Secondo il cardinale, infine, «la migrazione è la conseguenza di un’ingiustizia che continua a reggersi nel mondo e a governare la storia del mondo. Questa gente sta pagando quello che altri, che poi normalmente si chiamano i “civili”, hanno fatto e di cui hanno approfittato: la colonizzazione, l’andare ad occupare quelle terre, a prendere le materie prime. E fino a quando ci sarà l’ingiustizia, ci sarà chi farà le valigie e partirà. Allora - conclude -, qua dobbiamo chiederci se c’è uno stile che deve cambiare, quali sono le scelte vere da fare. E questo non potrà farlo la Chiesa, che deve essere sempre disponibile a dare una mano dove c’è un uomo che soffre. Hanno inventato i tavoli di politica e c’è una politica che dovrebbe affrontare questo problema».

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