Diciassette ragazzi, tutti eritrei e un siriano, sono stati fermati a Roma dalla Polizia, caricati su un bus diretto all’Ufficio Immigrazione e identificati. «Erano alla ricerca dei 40 migranti sbarcati dalla nave diciotti» – hanno confermato i volontari del presidio di accoglienza volontaria “Baobab Experience” che avevano fornito loro assistenza e cure mediche. «Mentre seguivamo le notizie provenienti dallo sgombero di via Raffaele Costi, 4 blindati, un bus e sette macchine della Digos, sono arrivate al nostro presidio» – recita un post su Facebook scritto dai volontari dell’associazione. «Agenti in tenuta antisommossa hanno caricato di forza 17 ragazzi sul bus mentre questi erano in fila per essere visitati dallo staff sanitario di Medici Senza Frontiere» - continua il post.

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Non è chiaro se i migranti che sono stati prelevati erano effettivamente sulla nave in quanto «la polizia ha costretto a far salire sul bus le prime persone che si è trovata davanti», scrivono i volontari di Baobab che ammettono di aver ospitato nel loro campo informale alcune donne, uomini e bambini sbarcati dalla Diciotti. «Non abbiamo ritenuto rendere pubblica la loro sosta al nostro campo per proteggerli – proseguono i volontari di Baobab – Proteggerli dalle dittature dalle quali fuggono, proteggerli dai media e dalla narrazione tossica con la quale spesso viene rappresentata la migrazione, proteggerli dal razzismo e dalla xenofobia dilaganti».

In questo momento il caso è via di soluzione: Andrea Costa, uno dei responsabili della struttura di accoglienza spiega che i diciassette ragazzi sono in via di rilascio, dato che non si tratta di prigionieri o di fuggitivi, ma di persone già identificate e fotosegnalate al momento dello sbarco. «Torneranno da noi – prevede Costa – come il 90 per cento dei migranti che sbarcano in Italia, vogliono proseguire verso altre mete. Non hanno intenzione di chiedere asilo, cercano paesi più accoglienti».

Non si è fatto attendere il commento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini che ha dichiarato: «Poverini in fuga dalla guerra? No, clandestini in fuga dalla legge. Abbiamo finalmente la conferma che la storia degli scheletrini che scappano dalla guerra è una farsa».

«Non abbiamo niente da nascondere – sottolineano i volontari di Baobab – non stiamo parlando né di fuggitivi, né di ricercati. Se una cosa abbiamo imparato in questi anni è che le persone migranti, costrette ad abbandonare la loro terra e il loro paese, non chiedono aiuto ma chiedono rispetto. Riconoscerli come esseri umani e rispettarli dovrebbe essere un dovere di tutti noi».

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