L’aviazione russa ha scatenato questa notte nuovi raid sulla provincia ribelle di Idlib. Ieri, a Teheran, Putin, Erdogan e Rohani non sono riusciti a raggiungere un accordo e Russia e Iran non hanno accettato la proposta di cessate il fuoco della Turchia. I nuovi raid hanno colpito le postazioni ribelli nel Sud-Ovest della provincia. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino all’opposizione, ci sono state cinque vittime. I jet russi hanno preso di mira due gruppi, Hayat al-Tahrir al-Sham, vicino ad Al-Qaeda, e Ahrar al-Sham, parte dell’Esercito libero siriano.

I ribelli bombardano città cristiana

I ribelli jihadisti hanno risposto all’attacco russo con il lancio di razzi e missili contro la città cristiana di Mhardeh, che si trova in territorio governativo, vicino alla linea del fronte. Secondo fonti governative nove persone sono rimaste uccise, venti ferite. L’esercito ha lanciato poi un attacco per cercare di eliminare le postazioni di lancio dei ribelli.

Disarmare Al-Qaeda

La Turchia aveva portato al vertice di Teheran una proposta articolata: disarmo di 12 gruppi jihadisti, a cominciare dall’Al-Qaeda siriana, Hayat al-Tahrir al-Sham; evacuazione dei combattenti attraverso un corridoio verso zone controllate dall’Esercito libero siriano, alleato della Turchia; ritorno dei combattenti stranieri ai Paesi di origine; riaddestramento dei ribelli in nuovi gruppi sotto il controllo turco nel cantone di Afrin e in quello di Al-Bab; distruzione con raid e operazioni mirate dei gruppi irriducibili, con perdite civili limitate al minimo.Putin e Rohani però non l’hanno accettato e hanno voluto ribadire il diritto della Siria a “riconquistare tutto il suo territorio”, la continuazione della “lotta al terrorismo”, con soltanto una generica “attenzione ai civili”.

Manifestazioni e paura di armi chimiche

Ankara sta però lavorando all’interno della provincia per isolare i jihadisti. Alle manifestazioni a Idlib sono sparite le bandiere di Hayat al-Tahrir al-Sham. La folla era più “laica”, con molte più donne e meno barbuti. L’operazione russo-siriano-iraniana sarà probabilmente più limitata, con obiettivo la cittadina di Jisr al-Shughour, per mettere fine agli attacchi dei ribelli con i droni sulle basi russe, e tre località lungo l’autostrada A5 che porta ad Aleppo. Ma le preoccupazione restano. Gli Stati Uniti, con l’ambasciatrice all’Onu Nikki Haley, chiedono di nuovo a “Russia, Iran, Turchia” di fermare l’attacco, mentre l’inviato americano per la Siria, Jim Jeffrey, rivela che Washington ha “prove sicure” della preparazione di un attacco chimico da parte del regime.

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