La Polizia scopre a Trapani una polveriera della mafia trapanese. Un altro duro colpo all’organizzazione mafiosa, sempre pronta a rialzare la testa, come dimostra la potenza di fuoco della quale aveva ampia disposizione. Nuova sortita positiva dunque della Questura di Trapani, la quarta nel giro di pochi giorni dopo l’arresto di due latitanti, Vito Marino e Vito Bigione e un maxi sequestro di marijuana per 220 chili. «La scoperta è eclatante quanto importante» dice il questore di Trapani Claudio Sanfilippo: a Cosa nostra trapanese è stato sottratto un fornitissimo arsenale di armi e munizioni. Non hanno dubbi di sorta gli investigatori della Polizia trapanese che quella appena scoperta è una polveriera della mafia trapanese.

Armi e munizioni erano tenuti celati in un casolare semi diroccato nelle campagne trapanesi, tra Paceco e Salemi. Lì i poliziotti della Squadra Mobile di Trapani diretti da Fabrizio Mustaro hanno trovato fucili a canne mozze, pistole, mitragliatori e anche kalashnikov. Si tratta di armi che sono apparse ben tenute e quindi perfettamente funzionanti, non erano certo in stato di abbandono. Saranno sottoposte a perizia balistica per verificare se già sono state usate per compiere delitti. La scoperta dell’arsenale è stata fatta nell’ambito dell’attività di ricerca di latitanti che la Polizia ha sempre condotto e ulteriormente intensificato nelle zone di campagna attorno al capoluogo trapanese.

Il rilevante numero di armi ha indotto i poliziotti ad agire immediatamente portando via tutto l’arsenale, sottraendolo ai custodi rimasti per adesso ignoti. Il risvolto investigativo prova come in questo periodo di apparente sommersione, la mafia trapanese sia tornata ad armarsi e non abbia dismesso i panni della mafia violenta, Cosa nostra nelle mani del super latitante Matteo Messina Denaro si è quindi disvelata pronta ad agire, rimettendo le mani alle proprie agguerrite potenzialità “militari”.

Messina Denaro, prima di diventare il capo di una holding imprenditoriale, con le mani in mille affari, dagli appalti, all’eolico, sino alla gestione di attività turistiche a cinque stelle, è riconosciuto essere un sanguinario killer di mafia, mandante e autore di stragi, come quelle del ’92 e del ’93, è noto il fatto che compiaciuto ai propri accoliti ha raccontato che lui da solo, con i suoi morti ammazzati, è stato capace di riempire un solo cimitero, e riscontro di queste crude parole si ha visitando alcuni dei cimiteri del Belice, la terra del latitante, dove numerose sono le tombe di morti ammazzati per faide e vendette.

L’ordine del boss è stato, dopo le stragi, di usare pochissimo le armi e utilizzare l’arma dell’infiltrazione, nell’era della cosiddetta mafia sommersa. Ma recenti scarcerazioni hanno destato preoccupazione in investigatori e magistrati. I quattro mandamenti mafiosi del trapanese sono tornati a riorganizzarsi. È infatti cosa nota, risulta anche agli atti della relazione finale della commissione nazionale antimafia presieduta dall’on. Bindi, che negli ultimi anni nel trapanese sono molti i mafiosi usciti dal carcere e tra questi non sono pochi coloro i quali pur essendo indicati nei rapporti investigativi come spietati killer sono riusciti ad evitare le condanne per omicidi. Boss liberi, capaci di tornare a sparare. Ma almeno una polveriera, intanto, è stata sottratta al loro controllo. Nella tarda mattinata è prevista una conferenza stampa in Questura a Trapani, durante la quale verranno illustrati i particolari dell’operazione.

I commenti dei lettori