Un’alzata di mano ha aperto il “caso Padovani” e un’alzata di mano prova ora a chiuderlo. I consiglieri comunali del Partito Democratico di Verona hanno sfiduciato la capogruppo Carla Padovani e ora ne chiedono le dimissioni dopo che giovedì sera lei ha alzato la mano per dare il proprio voto alla “mozione antiabortista” proposta dalla Lega. Un voto, quello della capogruppo dem, che ha profondamente turbato il partito con un eco arrivato fino ai piani alti del Pd nazionale, con il segretario Maurizio Martina che ha ribadito: «La posizione del Pd sulla legge 194 a tutela delle donne è chiara e inequivocabile. Noi la difendiamo e la difenderemo senza se e senza ma, in ogni sede e sempre». Parole arrivate dopo che la stessa Padovani si era detta meravigliata del clamore sostenendo che il Pd non ha una posizione chiara sulla legge 194.

Oggi però, a tempo di record, i suoi colleghi in municipio hanno deciso di sfiduciarla. Elisa La Paglia, Stefano Vallani e Federico Benini hanno apertamente parlato di «posizione inaccettabile» e «non più compatibile con il ruolo di capogruppo», chiedendole formalmente di dimettersi. Lei però aveva già fatto sapere di non essere pronta a lasciare e anzi di voler verificare dove finiranno i fondi che il Comune dirotterà verso le associazioni pro-vita. «Controllerò che quando la mozione diventerà esecutiva i fondi vadano a varie associazioni, non solo a quelle integraliste vicine al consigliere Zelger». «Quanto al fatto che la mozione sia stata presentata dalla Lega - ha aggiunto - io rimango anti-salviniana e sposo le posizioni del Pd, in particolare sull’accoglienza ai migranti». E poi: «L’articolo 2 del codice etico del partito parla chiaro e prevede la libertà di coscienza. Quella che io ho applicato giovedì sera».

Quel voto ha però creato forti turbolenze all’interno del partito e nel pomeriggio Padovani ha incassato l’appoggio di Beppe Fioroni. «Polemiche assurde e stucchevoli contro la capogruppo del Pd di Verona, inaccettabili. La legge 194 prevede interventi per una maternità e paternità responsabili, che peraltro prevede l’obiezione di coscienza, è perfettamente compatibile con azioni che incentivano il sostegno alla vita offrendo nel rispetto della piena libertà decisionale della donna. È incomprensibile che nel Pd si ritorni a simili attacchi che ledono la libertà di coscienza e riportano indietro di decenni. I cattolici rappresentano una ricchezza per il Partito democratico e certe dichiarazioni e certi attacchi portati da candidati alla segreteria nazionale ci danno l’idea che qualcuno pensa di vincere il congresso tornando al Pds e costringendo il futuro dei democratici nell’angusto recinto di una datata e perdente sinistra».

Insomma dal voto di Padovani al “caso Verona”, che approda nel dibattito per la segreteria del Pd, il passo può essere estremamente breve.

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