«Il caso della stele in cui vengono ricordate le “camicie nere” alla pari di alpini, carabinieri, e altri corpi militari impegnati nel conflitto è una fine alchimia per riabilitare chi fu l’artefice del disastro della seconda guerra mondiale e dell’alleanza col nazismo di Hitler responsabile dell’olocausto». Anche la segreteria provinciale dell’Anpi interviene sulla vicenda della lapide di Savona dedicata ai Caduti delle Forze armate italiane nella Seconda Guerra Mondiale, dove oltre a carabinieri, bersaglieri, carristi, autieri e altri corpi era riportata anche la dicitura «camicie nere» (poi coperta con un adesivo da pacchi.

«La M.V.S.N. (milizia volontaria per la sicurezza dello stato/le Camicie Nere) era strutturata su base volontaria e territoriale - si legge in una nota - formata da iscritti al Partito Nazionale Fascista e giurava fedeltà a Mussolini che gli affidò il ruolo di braccio armato del Partito Nazionale Fascista. Le Camicie Nere furono responsabili dell’assassinio di molti di coloro che non si vollero piegare alla dittatura mussoliniana: es. Piero Gobetti, Giovanni Amendola, Don Minzoni e purtroppo molti altri, e, sempre per citare i più noti, dell’aggressione a Sandro Pertini e Cristoforo Astengo, che verrà fucilato dagli stessi, vent’anni dopo».

«La M.V.S.N. - si legge ancora nel comunicato stampa - pertanto è organica al fascismo in tutto e per tutto ed anche se verrà poi aggregata ai ranghi dell’esercito è ben lontana da quei valori che seppero esprimere le migliaia di caduti a Cefalonia, solo per citare il caso più conosciuto o i quarantacinquemila morti nei campi di concentramento per non asservirsi ai nazisti, o agli Alpini caduti in Russia. La stessa lapide che genericamente viene dedicata a “tutti I caduti” della seconda guerra mondiale è offensiva per chi, come i carabinieri pagarono un pesante contributo di sangue al regime fascista come i 12 uccisi alle fosse Ardeatine o i 3 martiri di Fiesole».

Chi fu il braccio armato di un regime dittatoriale e violento - conclude la nota dell’Anpi - non può avere lo stesso riconoscimento di chi pagò il prezzo del suo “dovere”. Di tutto questo devono essere consapevoli quelle autorità che hanno presenziato alla cerimonia ed allo scoprimento della lapide e a maggior ragione se, come dichiarato, non erano precedentemente a conoscenza dell’ignobile riconoscimento dato agli sgherri di Mussolini devono agire conseguentemente, ed imporre la cancellazione della scritta “Camicie Nere”. La Città di Savona, Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, non può subire ulteriori offese alla sua storia, e chi la rappresenta nelle Istituzioni dello Stato ha il dovere di impedire e sanzionare l’offesa».

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