Il premier iracheno incaricato di formare il nuovo governo, Adel Abdul Mahdi, ha creato una pagina Web dove tutti i cittadini con i «requisiti costituzionali» potranno fare domanda per un posto da ministro. Le iscrizioni saranno aperte fino domani alle 16. Nel bando sono richieste «esperienza pratica e competenza» nel settore prescelto e i candidati devono compilare la richiesta e allegare un curriculum vitae aggiornato. I requisiti minimi richiesti sono un titolo di studio almeno a livello di laurea e assenza di condanne penali. I candidati devono anche rivelare se sono iscritti a un partito o movimento politico e proporre un programma per risolvere i principali problemi del ministero in questione.

In Iraq la formazione dei governi e la scelta dei ministri arriva dopo estenuanti trattative e scelte con il bilancino, basate su affiliazione politica e appartenenza a una setta religiosa, oltre che su basi etniche. L’idea della “selezione in Rete” è una mossa per dare il «segnale di cambiamento» chiesto dalle manifestazioni in piazza, che hanno causato quest’estate oltre venti vittime, soprattutto nel Sud e nella città di Bassora. Mahdi è stato scelto dal nuovo presidente, il curdo Barham Salih, un altro uomo meno legato al sistema tradizionale dei partiti, in quanto non fa più parte né del Kdp né del Puk i due partiti che monopolizzano il potere nel Kurdistan iracheno dal 1992.

Mahdi ha 30 giorni per formare il nuovo governo ma non ha ancora una maggioranza ben definita. È appoggiato dall’imam sciita Moqtada al-Sadr che ha vinto le elezioni con lo slogan «né Usa né Iran» ma non ha la maggioranza dei seggi in Parlamento. Il premier incaricato dovrà quindi trovare l’appoggio di almeno altri tre blocchi parlamentari. La nomina è stata concordata da Al-Sadr con il leader delle milizie sciite filo-iraniane Hadi al-Ameri, che però ha deciso di tenere un profilo basso per evitare uno scontro frontale con gli Stati Uniti. Serve il sostegno di un altro gruppo sciita, di partiti sunniti e di almeno un partito curdo, probabilmente il Puk. E le trattative rischiano di riaprire il “mercato delle vacche” anche nella scelta dei ministri, nonostante le “domande in Rete”.

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