La lapide che ricordava i caduti delle Forze Armate installata nei giorni scorsi nel cimitero di Savona con il riferimento alla milizia fascista delle Camicie Nere è stata ritrovata trovata divelta e spezzata in due. La scoperta è stata fatta stamattina da alcuni tecnici del Comune che avevano raggiunto il cimitero proprio per programmarne la rimozione dopo il fiume di polemiche scatenate dalla «svista»: nel corso della giornata la pietra sarebbe stata infatti riportata in laboratorio per l’eliminazione del riferimento alle camicie nere.

Dopo la cerimonia di inaugurazione della lapide erano seguiti tre giorni di imbarazzante silenzio e, dopo le polemiche, è arrivata la richiesta all’associazione Opera nazionale dei caduti senza croce di modificare la lapide e togliere il nome delle camicie nere. Il Comune aveva preso le distanze dall’accaduto, ma molti savonesi si domandano ancora come mai il caso sia deflagrato soltanto tre giorni dopo la cerimonia e che al momento tutti, soprattutto tra le istituzioni, abbiano fatto finta di niente. E ci si chiede anche come mai non sia stato fatto un controllo preventivo sul bozzetto della lapide.

«Una questione di protocollo» aveva detto il sindaco. Poi, l’altro giorno, mentre alcuni studenti del Liceo Grassi e del Chiabrera erano a Genova all’incontro con la senatrice vita Liliana Segre, arrestata a 13 anni insieme al padre proprio dalle camicie nere e deportata ad Auschwitz, il Comune mandava la lettera al presidente regionale dell’opera nazionale dei caduti, Enrico Albertazzi, chiedendo di «modificare» la lapide.

Nel pomeriggio due incaricati del Comune hanno coperto il cippo. «Lo abbiamo saputo – dice Albertazzi – e non faccio commenti. Posso solo dire che riunirò il direttivo nei prossimi giorni e prenderemo una posizione ufficiale».

Il caso era diventato anche oggetto di una interrogazione parlamentare alla Camera presentata da Franco Vazio (Pd). «Non avrei mai pensato che un sindaco o un’amministrazione comunale, seppur di centrodestra – dice Vazio – potesse arrivare a mettere le camicie nere tra carabinieri e bersaglieri».

«Accomunare le camicie nere ai caduti delle forze armate – dichiara il coordinatore provinciale di Sinistra italiana Walter Sparso – è un comportamento gravissimo e intollerabile che oltraggia l’intera comunità di una città Medaglia d’oro per la resistenza». Interviene anche l’Anpi provinciale che ha fatto restaurare la targa vandalizzata alla Madonna degli Angeli dedicata al ricordo di sette antifascisti fucilati dalla milizia fascista nel 1943 (la targa verrà inaugurata sabato mattina). «Le camicie nere - dice Anpi – furono responsabili dell’assassinio di molti di coloro che non si vollero piegare alla dittatura mussoliniana».

«Apprendiamo con favore la volontà dell’amministrazione – afferma in una nota l’Arci - di far cambiare la lapide in ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale eliminando ogni riferimento alle camicie Nere. Lo riteniamo un atto doveroso, sebbene tardivo, nei confronti di un’intera città, Medaglia d’oro alla Resistenza, che ha versato un elevato tributo in termini di vite umane nella lotta di liberazione dal regime Nazi-fascista».

Era intervenuto anche anche Fabrizio Marabello, presidente dell’associazione culturale Ventennio. «Inutile e sterile polemica – dice Marabello –. Che piaccia o no, anche le camicie nere furono combattenti italiani».

CH-YXP 10-OTT-18 12:10 NNNN

I commenti dei lettori