Il 14 ottobre la Chiesa si appresta ad annoverare tra i suoi santi Giovanni Battista Montini, cristiano, prete, vescovo e Successore di Pietro con il nome di Paolo VI. Non sarà il solo ad essere presentato al Popolo di Dio e alle persone che hanno a cuore di conoscere ed imitare uomini e donne che hanno vissuto in modo straordinario la via del Vangelo. Vi sarà anche, tra gli altri, il vescovo Oscar Romero - che lo stesso Paolo VI difese ed incoraggiò nella sua missione - che fu “freddato” perché chiedeva in nome di Cristo attenzione per gli ultimi e giustizia evangelica nella vita del suo Paese. La canonizzazione di Paolo VI ha molti significati, oltre all’essenziale sottolineatura della sua tensione a vivere in modo singolare ed evangelico le virtù cristiane, e tra queste non si può trascurare il suo amore alla Chiesa e all’uomo moderno.

 

Amore alla Chiesa

La Chiesa la imparò a conoscere e ad amare in famiglia, all’oratorio della Pace a Brescia, nelle periferie romane con i giovani universitari, nella Segreteria di Stato, collaborando con il Pontefice Pio XI, che condannò senza mezzi termini nazisti e soviet. Nel cuore della Chiesa, Giovanni Battista Montini recepì il fermento di novità che nasceva da teologi, come De Lubac, Journet e da Pastori come il cardinale Suhard e il vescovo Ancel; da laici, come Maritain e Guitton. 

 

Da vescovo di Milano, preoccupato dal problema della perdita del senso religioso, volle e realizzò la missione cittadina ponendo l’accento su Dio Padre. Portò l’affetto e il pensiero della dottrina sociale cristiana tra gli operai. Mise a cuore al clero la fedeltà all’identità sacerdotale e all’impegno apostolico, sempre e comunque e con chiunque.

 

Aprì la sua diocesi all’impegno missionario in Africa. Volle un monastero di clausura femminile, ridonando vita ad un edificio fatto sorgere da Federico Borromeo e soppresso da Napoleone. Si prodigò ad Arese che in un istituto di “correzione” per minori cessasse un regime di repressione e fosse portato dai Salesiani un impegno rieducativo dignitoso ed efficace.

 

Credette al Concilio e lo portò a compimento. Fece con convinzione i primi ed importanti passi per il dialogo ecumenico, sia con gli Ortodossi che con i Protestanti. Applicò le riforme indicate dal Concilio, da quella liturgica a quella della Curia Romana e della vita delle Chiese particolari, indicando una pastorale di comunione e di corresponsabilità.

 

Volle il Sinodo dei Vescovi per dar voce alle Chiese locali e ai problemi dell’evangelizzazione. Ridiede alla Chiesa latina il diaconato permanente. Indicò nel dialogo la via e lo stile dei rapporti della Chiesa con le altre religioni e con il mondo. Apprezzò l’impegno della Comunità di Taizè.

 

Amore all’uomo moderno

Paolo VI fin da giovane prete credette nell’impegno del cristiano nella storia, stigmatizzando i vari integralismi sia laici che religiosi. Educò i suoi giovani ad evitare sia il razzismo che il nazionalismo. Si prodigò perché i lavoratori che lasciavano la campagna per l’industria trovassero rispetto e attenzione per una integrazione sociale e religiosa. Per questo volle il comitato milanese per le Chiese nuove.

In India toccò con mano l’indifferenza verso gli ultimi e chiese alla Comunità internazionale di occuparsi di debellare l’analfabetismo e la povertà. Fu attento alla dignità della donna e chiese ai Paesi africani di riconoscerne i diritti, da quello di sposarsi liberamente a quello della parità in campo civile e sociale.

 

All’Onu, rivolgendosi ai rappresentanti di tutti i Paesi, chiese di operare per debellare la guerra e di adoperarsi per la pace e imboccare la via del disarmo. Nella sua enciclica Populorum Progressio chiese alla Comunità internazionale di impegnarsi per lo sviluppo delle popolazioni indigenti. Lui ne diede l’esempio, rinunciando alla tiara pontificale per aprire un fondo per lo sviluppo.

 

Con la diplomazia vaticana cercò di tutelare ed offrire legalità alle Chiese perseguitate dei Paesi dell’Est. Si prodigò in modo encomiabile per la liberazione di Aldo Moro, cercando di offrire soluzioni alternative a quelle del Governo italiano.

 

Il 14 ottobre Papa Francesco proporrà alla Chiesa intera San Paolo VI, figlio del cattolicesimo bresciano, prete dei giovani, vescovo degli operai, Pontefice del Concilio e di una Chiesa in dialogo per una civiltà dell’amore, proponendo Cristo come Colui che rivela all’uomo tutto l’uomo e l’uomo ad ogni uomo.

 

* Vicario episcopale per il laicato e la cultura della Diocesi di Trieste

 

 

 

I commenti dei lettori