Sembrava un retaggio del passato – una malattia come il gozzo, il cretinismo o l’idropisia, consegnata ai libri di storia o presente in percentuali estremamente ridotte – invece sta tornando. Parliamo della gotta, che la tradizione associava ai crapuloni, ora in ripresa. È una delle novità di cui si parlerà domani (venerdì 12 ottobre), in concomitanza con le celebrazioni della Giornata Mondiale delle Malattie Reumatiche, nel convegno presso lo Starhotels Majestic di corso Vittorio Emanuele II 54 a Torino («Approcci interdisciplinari in reumatologia. Geriatria e malattie reumatiche»).

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Dagli Egizi ai giorni nostri

Tra le malattie degli anziani, nota già al tempo degli Egizi e che fino a poco tempo sembrava assestata su numeri contenuti, si assiste per l’appunto ad un ritorno della gotta, una forma di artropatia metabolica cronica che oggi colpisce 15 uomini e 4 donne ogni mille abitanti. «È dimostrata un’origine genetica, ma l’incremento di questa patologia negli ultimi decenni è anche dovuto ai cambiamenti delle abitudini alimentari, caratterizzate da un maggior apporto calorico. Tant’è che anche in Paesi come la Cina, dove era assente fino a non molto tempo fa, si sta verificando proprio per questo cambio di scelte a tavola», spiega il Direttore della Reumatologia delle Molinette, Fusaro. Quello che alimenta la maggior frequenza della gotta è l’aumento dei casi di iperuricemia, dovuta a un’elevata presenza di acido urico nel sangue, causata anch’essa perlopiù da un’alimentazione poco equilibrata. Anche di iperuricemia ne sono più affetti gli uomini (166 su 1000 abitanti) che le donne (76 su 1000 abitanti). «Può portare alla calcolosi e ad un’insufficienza renale ed a complicazioni cardiovascolari. Voglio, dunque, ribadire l’importanza della diagnosi precoce e del passaggio ad abitudini alimentari più sane. La nostra dieta mediterranea è quella che si è rivelata migliore per contrastare molti delle problematiche dell’età avanzata», suggerisce di nuovo Enrico Fusaro.

La famiglia delle patologie reumatiche

Sono circa 150 patologie reumatiche conosciute: colpiscono 5 milioni di italiani, di cui 365 mila in tutto il Piemonte e più di 190 mila nella sola città di Torino. «Una di queste è la polimialgia reumatica, che interessa 10 abitanti su 100 mila già a partire dai 50 anni in su, e che riguarda perlopiù le donne in un rapporto di 2 a 1 rispetto agli uomini» - precisa Fusaro -. Fino a non molto tempo fa era considerata una forma infiammatoria dell’apparato muscoloscheletrico, mentre oggi gli ultimi studi rivelano che si tratta di una forma attenuata di arterite gigantocellulare». Crescono anche malattie come le osteoartrosi, ossia i processi degenerativi a carico delle cartilagini e delle strutture articolari legate perlopiù all’avanzare dell’età. Quella del ginocchio, per esempio, interessa il 44% delle donne ed il 31% degli uomini, quella dell’anca si verifica a 600 donne e 400 uomini su 100 mila abitanti, quella della colonna si è visto che si presenta intorno ai 65 anni di età e colpisce il 57% delle donne ed il 19% degli uomini, mentre quella della mano riguarda il 33% delle donne ed il 22% degli uomini.

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