Il premier australiano Scott Morrison ha detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di voler spostare l’ambasciata a Gerusalemme e riconoscere la Città Santa come capitale di Israele. Finora soltanto gli Stati Uniti e il Guatemala hanno trasferito l’ambasciata da Tel Aviv. La decisione è stata rivelata dal quotidiano locale Sydney Morning Herald. Il premier sarebbe stato convinto dall’ex ambasciatore Dave Sharma.

Morrison è un devoto evangelista. Ha conquistato la leadership del Partito liberale e il posto di primo ministro lo scorso agosto. Ma domenica ci saranno elezioni suppletive che potrebbero togliere la maggioranza al premier. E Sharma è uno dei candidati in lizza, nel distretto di Wentworth, dove il 13 per cento della popolazione è di origine ebraica. L’annuncio potrebbe quindi anche servire a conquistare un seggio decisivo.

Lo stesso Morrison ha confermato a un altro giornale, il Daily Telegraph, di essere “aperto alla possibilità di spostare l’ambasciata in accordo con gli altri membri del governo”. Il leader australiano ha però ribadito il suo appoggio alla soluzione “due popoli, due Stati” per la soluzione del conflitto israelo-palestinese, anche se voterà contro l’ammissione dell’Autorità palestinese al gruppo delle Nazioni Unite del “G77”.

In un’altra mossa sulla linea di Donald Trump, ha poi annunciato di voler rivedere l’adesione dell’Australia all’accordo sul nucleare con l’Iran. Gli Stati Uniti hanno spostato la loro ambasciata lo scorso 15 maggio ma non sono stati seguiti da nessuno Stato di peso, neppure fra gli alleati europei. La decisione dell’Australia, se confermata, segnerebbe un successo di Netanyahu. Il premier ha confermato il contenuto della telefonata con Morrison, in un comunicato ufficiale del governo israeliano.

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