Paolo VI alle radici del magistero di FrancescoL’attualità di Ecclesiam Suam ed Evangelii Nuntiandi è un nuovo volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana – Dicastero per la Comunicazione a firma del gesuita Pierre de Charentenay.

C’è una relazione del tutto speciale che lega papa Paolo VI a papa Francesco, «come se quel papa del Concilio Vaticano II fosse per lui un maestro intellettuale e spirituale» (pag. 5). Il libro, edito alla vigilia della canonizzazione di Paolo VI il 14 ottobre 2018 durante lo svolgimento del Sinodo dei Vescovi su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, riprende e ripropone due grandi testi di papa Montini – Ecclesiam suam ed Evangelii nuntiandi – per commentarli, contestualizzarli e ridonare loro vita alla luce delle parole e delle azioni di Francesco. Tra le altre encicliche emanate da Paolo VI che hanno ispirato l’opera e la riflessione intellettuale di Bergoglio ricordiamo: Gaudete in Domino presente nella prima citazione dell’esortazione apostolica Evangelii gaudiumPopulorum progressio sullo sviluppo e Humanae vitae

Papa Francesco ha assorbito tanto dai suoi predecessori. Egli nei suoi interventi parte spesso dai testi e dalle dichiarazioni di Giovanni Paolo II o di Benedetto XVI e allo stesso tempo spazia tanto riprendendo anche i «documenti del CELAM, redatti durante le assemblee di Puebla e Aparecida» (pag. 265). Con papa Paolo VI ha però un legame privilegiato evidenziato da alcuni temi comuni incentrati sulla proclamazione del Vangelo e sulla gioia che esso procura.

L’evangelizzazione è il tema centrale dei due testi di Paolo VI; essa è allo stesso tempo una delle preoccupazioni principali del magistero di Francesco. Evangelizzare non è solo formazione dottrinale ma un’opera di crescita e, per quanto i tempi di oggi siano diversi da cinquant’anni fa, papa Francesco crede nei termini fissati da Paolo VI: «annuncio del Vangelo, trasmissione della fede, promozione umana, rifiuto dell’esclusione e della violenza, testimonianza di vita» (pag. 268). 

Alla base dell’evangelizzazione c’è la linea del dialogo, parte fondamentale del Concilio Vaticano II e degli insegnamenti dei due Pontefici, attraverso cui è possibile «approfondire i valori del Vangelo e i modi di viverli» (pag. 272).

Comune ad entrambi c'è anche l'ideale dell'autonomia dei popoli ripreso da Francesco attraverso una formula della Populorum progressio - «Abbiamo bisogno di crescere in una solidarietà che “deve permettere a tutti i popoli di giungere con le loro forze ad essere artefici del loro destino”» - presente in Evangelii gaudium n. 190.

Un altro tratto comune ai due è il “discernimento”: «un modo di conoscere la volontà di Dio secondo la comprensione che si ha dei movimenti dello Spirito Santo dentro di sé» (pag. 275). Paolo VI vedeva nel discernimento un mezzo capace di fortificare la Chiesa nella sua opera di evangelizzazione grazie ad una «presa di coscienza di sé, della propria missione, dei pericoli che la circondano».

Allo stesso modo Francesco governa oggi la Chiesa integrando tale principio e puntando su un dialogo libero circa i temi che la riguardano. «Per rispondere alle conseguenze del discernimento con una visione più chiara di ciò che dev'essere fatto delle difficoltà in corso, prima di lanciarsi in una nuova azione viene il momento della conversione» (pag. 278). In un paragrafo di Ecclesiam suam (n. 53) Paolo VI fa appello alla conversione, a un ritorno del cuore affermando che il cristiano non è vile ma forte e fedele.

Come Paolo VI, papa Francesco «esorta alla conversione e allo spirito di povertà e di carità» (pag. 280). Tale principio è una delle chiavi del rinnovamento della Chiesa promosso durante il Concilio Vaticano II quando papa Montini chiede a tutti i vescovi presenti «di dargli idee per praticare meglio la povertà e la carità» (pag. 280).

Sia per Francesco che per Paolo VI, la gioia del Vangelo rappresenta il punto di arrivo di questo lungo percorso. Nell'esortazione apostolica Gaudete in Domino, papa Montini «precisa l'importanza della gioia come espressione di una felicità fondamentale quando l'uomo sperimenta l'incontro, la condivisione, la comunione con l'altro» (pag. 280). Allo stesso modo Bergoglio in Evangelii gaudium riprende l'idea che «il Vangelo sia fonte di gioia perché fonte del senso in un mondo che egli percepisce come triste» (pag. 281) e a tal proposito egli affronta i mali che affliggono la società di oggi fondata sull'individualismo, sui consumi, sui piaceri superficiali (Evangelii gaudium n. 2). Il tema della gioia è presente anche nell'ultimo paragrafo di Evangelii nuntiandi dove Paolo VI evidenzia la mancanza di gioia e di speranza. 

Il volume fa parte della Collana eis to bathos in cui la Libreria Editrice Vaticana – Dicastero per la Comunicazione raccoglie in maniera sintetica, profonda, ma non specialistica, dei testi di approfondimento sul Magistero della Chiesa. Essi vogliono essere un contributo, per una comprensione più esistenziale e per un'adesione più consapevole alla vita e alla missione della Chiesa nell'oggi della nostra storia.

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