È gremita, oggi, piazza Palazzo di città, per la manifestazione «Mai più fascismo. Restiamo umani». Davanti al Comune ci sono tutti: l’Anpi, i partiti di sinistra e di estrema sinistra, i circoli Arci, i sindacati, le associazioni umanitarie. Ottocento persone, con striscioni e bandiere, sono scese in strada per opporsi «al rischio di una deriva autoritaria».

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«Un rischio concreto, se lo si sottovaluta - tuona, dal palco, il partigiano Gastone Cottino - Bisogna combattere l’intorpidimento delle coscienze, dei cervelli. L’iniziativa di oggi ha un’importanza straordinaria, è un rialzare la testa, una riscossa in un periodo che sembra di rassegnazione e di rinuncia». Il Coro Moro, tra gli applausi, intona ‘Bella Ciao’. Poi arriva il gruppo ‘One blood family’.

«L’Anpi ha censito 2700 pagine su Facebook che inneggiano al fascismo - dice il presidente del consiglio regionale Nino Boeti - Forza Nuova e CasaPound hanno 250mila followers. I reati legati al fascismo, alla xenofobia, all’antisemitismo sono aumentati in Europa del 36%. In questo momento della Storia è importante esserci, ancora una volta, come successe più di 70 anni fa».

Mimmo Carretta, segretario del Pd metropolitano torinese, interviene: «In questo momento non dobbiamo avere paura di dirci antifascisti né di essere contro chi professa politiche contro l’immigrazione». In piazza tanti torinesi. «qui, perché il clima che si respira non ci piace», spiegano. E l’assessore regionale all’Immigrazione e ai Diritti, Monica Cerutti, aggiunge: «È fondamentale che le persone scendano di nuovo in piazza per far sentire che esiste un’altra Italia, un altro Piemonte, che vuole difendere il futuro e quella democrazia conquistata anche attraverso lotta partigiana».

Davanti al comune si parla di diversi temi, dall’importanza dell’insegnamento della storia nelle scuole al caso Riace. Ed è proprio al sindaco calabrese Mimmo Lucano, che va la solidarietà di Boeti. «Può darsi che abbia commesso qualche errore di rendicontazione, ma è un uomo onesto, per bene. Trattarlo come un criminale e chiudere quel bellissimo esempio di convivenza fra persone diverse che è stata Riace in questi anni è indegno di un paese civile». Boeti attacca: «Non conosco le cifre di questa rendicontazione, ma immagino che siano inferiori ai 49 milioni di euro che un partito politico di questo paese deve restituire allo Stato e il cui pagamento, con grande generosità, è stato dilazionato in circa un centinaio di anni».

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