I cristiani sono chiamati a chinarsi «ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità». La via «del servizio è l’antidoto più efficace» a una «malattia» che «contagia tanti contesti umani», compresa «la Chiesa»: è il «morbo» della «ricerca dei primi posti». Lo dice papa Francesco all’Angelus di oggi, 21 ottobre 2018, in piazza San Pietro. 

Il Pontefice si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo apostolico vaticano per recitare la Preghiera mariana con i fedeli e i pellegrini (20mila, secondo la Gendarmeria vaticana). Nell’introdurla, evidenzia l’odierna pagina del Vangelo in cui è descritto Gesù che, «ancora una volta e con grande pazienza, cerca di correggere i suoi discepoli convertendoli dalla mentalità del mondo a quella di Dio». L’opportunità «gli viene data dai fratelli Giacomo e Giovanni, due dei primissimi che Gesù ha incontrato e chiamato a seguirlo. Ormai hanno fatto parecchia strada con Lui e appartengono al gruppo dei dodici Apostoli». Così, mentre vanno a Gerusalemme, «dove i discepoli sperano con ansia che Gesù, in occasione della festa di Pasqua, instaurerà finalmente il Regno di Dio, i due fratelli si fanno coraggio e rivolgono al Maestro la loro richiesta: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”».

 

Cristo sa che Giacomo e Giovanni sono «animati da grande entusiasmo per Lui e per la causa del Regno, ma sa anche che le loro aspettative e il loro zelo sono inquinati dallo spirito del mondo. Perciò risponde: “Voi non sapete quello che chiedete”». E mentre loro «parlavano di “troni di gloria” su cui sedere accanto al Cristo Re, Lui parla di un “calice" da bere, di un “battesimo” da ricevere, cioè della sua passione e morte». Giacomo e Giovanni, sempre puntando al privilegio «sperato, dicono di slancio: sì, “lo possiamo”! Ma, anche qui, non si rendono veramente conto di quello che dicono». Il Figlio di Dio «preannuncia che il suo calice lo berranno e il suo battesimo lo riceveranno, cioè che anch’essi, come gli altri Apostoli, parteciperanno alla sua croce, quando verrà la loro ora. Però – conclude Gesù – "sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”». Osserva il Vescovo di Roma: è «come dire: adesso seguitemi e imparate la via dell’amore “in perdita”, e al premio ci penserà il Padre celeste». Aggiunge senza leggere il testo scritto: «La via dell’amore sempre è in perdita, perché amare significa lasciare da parte l’egoismo, l’autoreferenzialità, per servire gli altri».

 

Cristo poi nota che gli altri Apostoli si arrabbiano con Giacomo e Giovanni, «dimostrando così di avere la stessa mentalità mondana. E questo gli offre lo spunto per una lezione che vale per i cristiani di tutti i tempi. Dice così: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”». È la «regola del cristiano», dice «a braccio».

Il messaggio è inequivocabile: «Mentre i grandi della Terra si costruiscono “troni” per il proprio potere, Dio sceglie un trono scomodo, la croce, dal quale regnare dando la vita: “Il Figlio dell’uomo – dice Gesù – non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”».

 

Afferma perciò Francesco: «La via del servizio è l’antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti - è la medicina per gli "arrampicatori" - che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il popolo di Dio, la gerarchia ecclesiastica». La Chiesa tutta. Dunque, come discepoli «di Cristo - esorta - accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità». 

E invoca la «Vergine Maria, che aderì pienamente e umilmente alla volontà di Dio», affinchè «ci aiuti a seguire con gioia Gesù sulla via del servizio, la via maestra che porta al Cielo». 

Dopo l’Angelus, il Papa ricorda che oggi «celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale, sul tema “Insieme ai giovani portiamo il Vangelo a tutti”Insieme ai giovani: questa è la strada!». Ed è la realtà che, «grazie a Dio, stiamo sperimentando in questi giorni del Sinodo a loro dedicato: ascoltandoli e coinvolgendoli scopriamo tante testimonianze di giovani che in Gesù hanno trovato il senso e la gioia della vita. E spesso lo hanno incontrato grazie ad altri giovani, già partecipi di questa sua compagnia di fratelli e sorelle che è la Chiesa». Allora il Pontefice invita a pregare «perché alle nuove generazioni non manchino l’annuncio della fede e la chiamata a collaborare alla missione della Chiesa». 

Prima dei saluti, un pensiero «speciale rivolgo al gruppo della Caritas Internationalis, guidato dal Presidente Cardinale Tagle, con alcuni Vescovi e persone provenienti da vari Paesi del mondo. Avete compiuto un breve pellegrinaggio in Roma, per esprimere il desiderio di camminare insieme imparando così a conoscersi meglio». Francesco incoraggia «questa iniziativa del “condividere il cammino”, che viene promossa in tante città e che può trasformare il nostro rapporto con i migranti».

 

A tutti il Papa augura «una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci». 

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