Selfie, fischi, applausi, sviliscono il rito per le vittime di Genova

La cartina di tornasole per decifrare il livello di civiltà dell’Italia 2018 è il tragico evento di Genova, del ponte venuto giù come cadono i castelli di carta, dell’assurdo di morti e feriti, di centinaia di famiglie sfollate. L’evento ha innescato un nuovo round pugilistico tra partiti di governo e dell’opposizione, contrasti oramai quotidiani Lega-5Stelle, ignobili incertezze sul che fare, come e quando restituire alla città il determinante anello di congiunzione ponente-levante. Il peggio di sé l’Italia lo ha rappresentato con cinismo da paese delle banane nel giorno dei funerali delle vittime. Il dio pallone, che muove interessi economici stratosferici, si è piegato malvolentieri alla decisione di Genoa e Sampdoria di rinviare il loro esordio in campionato. La lega calcio non le ha seguite e ieri si sono disputate, come niente fosse, Chievo-Juventus e Lazio-Napoli. Oggi tutte le altre partite renderanno omaggio ai morti del ponte Morandi con un simbolico quanto inadeguato minuto di silenzio.

Altrettanto e forse più grave quanto è avvenuto durante i funerali delle vittime, tra l’altro imposti senza consultare le famiglie e contestati dai genitori dei quattro giovani torresi, che lo hanno rifiutato. L’incredibile è accaduto per lo stato di alienazione del ministro dell’interno, che in presenza delle bare e dei familiari degli oltre quaranta morti si è offerto al cellulari dei presenti per selfie eseguiti con sorrisi radiosi di autocompiacimento. La parola scandalo è inadeguata per commentare questo episodio che in un Paese civile avrebbe provocato la cacciata del responsabile dal luogo del funerale e dal governo. L’incredibile Italia, che oscura il suo orizzonte con presagi funesti, è anche quella dei fischi ad esponenti del Pd, degli applausi ai due vice premier (consensi di una claque?), rotti solo dal grido isolato “fascisti”. Roba da stadio, di chi ha dimenticato, che nel giorno della tragedia, il ministro leghista in Sicilia gozzovigliava a ostriche e champagne.

Cosa aspettano l’Onu e la Comunità europea a denunciare Netanyau e Israele per perenne violazione dei diritti umani e cosa aspettano a reagire i democratici di questo Paese che insanguina il Medio Oriente? Sono ormai centinaia le vittime, altrettanti i feriti da cecchini istigati da Netanyau e dal suo fascistoide ministro della difesa, che al confine di Gaza ordinano di uccidere chi dimostra contro il regime che opprime da decenni. L’ultimo atto di prevaricazione è la chiusura di Erez, unico passaggio tra Israele e la Palestina nel nord della striscia di Gaza, dove sono confinati i palestinesi privati dell’essenziale. La decisone è una delle conseguenze della dichiarazione che ha sancito unilateralmente la nascita dello Stato di Israele, con il plauso di Trump e il dissenso dell’Europa.

Elton John, George Clooney, Bocelli, altri grandi nomi della musica e del cinema, hanno sensibilità per chi soffre e occhi per guardare in quelli dei meno fortunati. Destinano parte delle loro ricchezze a opere di solidarietà. Purtroppo sono in pochi a farlo e quasi sempre la loro solidarietà è espressione di sensibilità, spesso di scelte politiche con la P maiuscola.

Bekaert, Figline Valdarno, Toscana: l’azienda, senza credibili motivazioni chiude l’azienda e licenzia gli operai, che presidiano la fabbrica. Il grande Sting, che possiede un casale nella zona del Chianti, si esibisce per gli operai davanti ai cancelli chiusi della Fabbrica. Per questo l’azienda non farà marcia indietro, ma il gesto di solidarietà del cantante può forse servire a provocare interventi istituzionali perché la Bekaert riveda la decisone di lasciare l’Italia per luoghi più vantaggiosi, dove i bassi salari offrono profitti maggiori.

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