Ma un po’ di Ave Maria bastano?

Da buon cattolico papa Francesco si vergogna di aver usato la carota invece del bastone per denunciare, condannare e mettere fine al capitolo immondo degli abusi sessuali del clero. Quante Ave Maria e Pater Noster gli chiederebbe di recitare il confessore per assolverlo? Non basterebbero mai. Il fenomeno, nella sua spaventosa dimensione, gli era noto anche prima delle ultime rivelazioni e se non ne ha preso atto per fare pulizia totale è forse per l’impossibilità di vincere le resistenze interne, le omertà, le complicità del “sistema” pedofilia capillarmente diffuso nella chiesa cattolica. Ma non è un alibi e non ha consistenza condivisibile l’affermazione sulla non incidenza del voto di castità nelle deviazioni sessuali dei preti. Lo afferma la scienza, la branca che indaga la fisiologia, di cui è parte la sfera del sesso e degli impulsi erotici, malamente repressi nei preti.

Come difendersi dai falsi che chiunque può pubblicare nei social sotto mentite e impunite spoglie? È un tema non secondario della politica avvelenata di questa stagione italiana. Leggete con attenzione: “Lo sapete qual è l’unica cosa che mi dispiace dell’incidente di Genova? È che sotto il ponte non ci siano rimasti schiacciati quei vermi di Salvini e Di Maio!” “Io me ne frego dei morti di Genova, come voi ve ne fregate dei nostri fratelli morti in mare”. Sono espressioni di un clamoroso falso, frasi attribuite a un fantomatico Tommaso Ciarponi, inesistente esponente del Pd, pubblicate sui social con il logo dei Democratici per alimentare odio nei confronti di quel partito. Barbarie.

Un serpente che si morde la coda, significato: l’immagine rappresenta il potere che divora e rigenera se stesso. Dopo aver invocato tuoni e fulmini perché si abbattano su Autostrade d’Italia (sui Benetton) il ministro dell’Interno e vice premier leghista, altrimenti noto come “Ce l’ho duro” e “piccolo Orbàn” (premier neofascista dell’Ungheria), ha dovuto ammettere di aver detto sì al rinnovo delle concessioni ad Autostrade. Lo ha confessato in un empito di onestà? Ovvio, no. E’ che Il voto è palese, facilmente riscontrabile e regolarmente registrato dalla cronaca parlamentare. E come si concilia l’ammissione con il proclama “Non faremo i regali che qualcuno ha fatto in passato, quando qualcuno ha firmato provvedimenti che hanno fatto guadagnare miliardi ai privati e pagare miliardi agli italiani?”

Proseguono con tragica allegria i contrasti Lega-5Stelle e ormai ci si chiede se c’è una sola cosa su cui vanno d’accordo. Il piccolo Zedong, al secolo il vice premier Di Maio, detto l’Incompiuto per il deficit di apprendistato prima di assumere ruoli di vertice, in sintonia con il quasi salviniano Toninelli non ha dubbi: revocare la concessione ad Autostrade e nazionalizzare. Giorgetti, mente economica della Lega: “Non mi convince”.

Vicenda Diciotti, nave della nostra Guardia Marina che ha salvato 177 migranti. Toninelli autorizza l’attracco nel porto di Catania, il collega e vice premier leghista lo nega. A quando il divorzio?

Il selfie ai funerali di Stato. Il ministro leghista tenta prima di discreditare la notizia con l’aiuto di compiacenti valpadani che sui social avanzano il sospetto di un fotomontaggio (smentito a un video e dall’autore della foto, giornalista dell’ANSA) poi aggira l’ostacolo auto definendosi persona garbata. “Dovevo allontanarla?” Allontanarla no, ma spiegarle con tatto l’inadeguatezza della richiesta in quel contesto perché no? Comunque ci sono video sul crollo del ponte che riprendono i due vice premier tra sorrisi, selfie e abbracci di fan.

Da che pulpito vengono le prediche. Gli empiti moralizzatori dei sudditi del comico genovese continuano a franare. Il dispotico Toninelli, ministro delle infrastrutture, non fa eccezione. Della commissione ministeriale che indagherà sulle cause del crollo del ponte Morandi fa parte l’ingegnere Bruno Santoro, scelto come ispettore proprio da Toninelli. Fino al 2013 (lo ha scoperto l’Espresso) Santoro ha incassato 70mila euro per consulenze prestate proprio alla società Autostrade per l’Italia. E’ lecito chiedersi se Toninelli era a conoscenza di questi precedenti?

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