FORZA NUOVA / ARIECCOLI. E LA VOCE 20 ANNI FA NE DENUNCIAVA I BUSINESS

Arieccoli. I nazifascisti di Forza Nuova sono tornati. Con il raid squadristico contro due giornalisti dell’Espresso (un giovane collaboratore e un fotografo) pestati per aver osato ficcare il naso in una commemorazione (per i fatti di Acca Laurentia) indetta da Avanguardia nazionale al cimitero del Verano.

Erano tornati già un anno fa, e sempre per contestare i giornalisti del settimanale, colpevole di aver realizzato un paio d’inchieste sui vertici e i militanti di Forza Nuova.

E sono costantemente, domenicalmente, sulle curve degli ultrà, di cui tanto si parla (quasi sempre a vanvera) in questi giorni. Con un Matteo Salvini stranamente, stavolta, guanto di velluto contro delinquenti e violenti d’ogni tifo e d’ogni curva. Peserà, nelle sue bizzarre valutazioni, l’amicizia con il capo ultrà del suo Milan?

Circa vent’anni fa – era la fine degli anni ’90 – la Voce scoprì e dettagliò le prime prodezze, soprattutto sul fronte economico, del capo storico di Forza Nuova, Roberto Fiore. A tempi alterni, grande alleato e amico di Alessandra Mussolini. Per quegli articoli che scavavano “dentro” Forza Nuova fummo querelati da entrambi i camerati.

Andò su tutte le furie, Fiore, in particolare per una grossa inchiesta firmata da Fabrizio Geremicca, allora collaboratore della Voce e da anni firma del Corriere del Mezzogiorno (costola partenopea del Corsera), in cui ricostruiva, tassello per tassello, la sua carriera (sic) politica ed economica.

A partire da quella condanna a nove anni per tentata strage e la comoda fuga in Inghilterra. Per scrivere quell’inchiesta Geremicca si servì soprattutto di fonti britanniche, come il Guardian e un sito di controinformazione sulla presenza dei nazi in Inghilterra, Searchlight. E in questo modo sulla Voce ricostruimmo molti movimenti di Forza Nuova a Londra, sotto la protettiva ala dei servizi segreti britannici, i quali per forze di cose sapevano di quella condanna non a 9 mesi, ma alla bellezza di nove anni (mai scontata).

La base di partenza, a quanto pare, era un tesoretto, quello di Terza Posizione, sparito nel nulla e forse rimaterializzatosi a Londra, come accusavano alcuni camerati. Con quel propellente a bordo, i nostri eroi cominciano a comprare immobili su immobili e alimentano le entrate con agenzie di viaggi e organizzazioni che curano il soggiorno, la permanenza e i primi studi degli italiani che si trasferiscono, anche solo temporaneamente, a Londra. In quel periodo, infatti, ricevemmo in redazione parecchie telefonate di genitori che avevano letto i nostri articoli e preoccupati ci chiedevano notizie, soprattutto sulla “Easy going”, una delle sigle di punta della Fiore band.

Bene, arriviamo alla querela di Fiore, che si doleva di non poche cose: i soldi della cassa, i viaggi in Libano, gli affari londinesi e via di questo passo. Venimmo condannati, in primo grado, perchè interrogato dal giudice Fiore sostenne di non essere mai stato in Libano. E a nulla importava che quella notizie fosse stata riportata anche dal Giardian, non proprio un quotidiano bolscevico. Vincemmo ovviamente in appello, a riprova che tutte quelle “pesanti” circostanze rispondevano alla realtà dei fatti.

Forti spese legali per noi, come sempre quando si tratta di difendersi. Un bazzecola per Fiore, al quale le sterline uscivano a fiumi dalle tasche. Si chiederebbe oggi Gian Antonio Stella, che proprio sulle onerose spese legali di chi deve difendersi da accuse che non stanno né in cielo né in terra ha scritto un fondo sul Corsera a metà dicembre: “ma come mai la parte che vince si deve anche accollare quelle ingiuste spese legali?”.

La risposta, dal mondo politico e giudiziario, non arriva mai; così come non arriva mai una “vera” legge sull’informazione e la diffamazione. Perchè a lorsignori – di tutti i colori, ormai – non fa gioco: conviene che le voci indipendenti abbiano una museruola sempre più stretta e vengano regolarmente bastonate.

A sangue. E a soldi.

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