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Patriarca Venezia richiama a valori, Arcivescovo di Trento: “Dio nasce in periferia. In Gesù l’unico confine è il volto dell’altro”

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Moraglia: boccia omologazione a ‘festa’ e scristianizzazione

NordEst – “Hanno tentato di abolire dalle canzoncine di Natale dei nostri piccoli il nome di Gesù ma, per fortuna, è scattato il buon senso dei piccoli e di genitori sensibili. L’assunzione acritica del pensiero unico dominante è stato il dramma del ‘900 e giunge fino ad azzerare i fatti e la storia”. Lo ha detto il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, nel corso dell’omelia in Basilica di San Marco. “La festa del Natale – ha proseguito Moraglia – non può essere omologata ai criteri della società scristianizzata e sottostare ai riti del consumismo.

Da decenni la festa, che è il cuore della fede cristiana, presenta forti segni di scristianizzazione così da perdere presso molti le radici e il significato originario”. “Ritrovare la strada che conduce al Natale, al Vangelo – ha sottolineato – ha un nome e un volto di donna: Maria di Nazareth, che è l’unica diretta collaboratrice del mistero dell’Incarnazione”.

A Trento, l’Arcivescovo invita a “Guardare il volto dell’altro”

“A Dio basta la periferia per venite al mondo e la vita passa dalla periferia esistenziale di tanti uomini e donne che non  si arrendono al male, scelgono di uscire da sé e farsi carico degli altri. In Gesù, l’unico confine è il volto del’altro. E io acquisto una libertà infinita”.

“Farsi domande è la declinazione alta del verbo amare. La grotta di Betlemme è la festa delle domande”. Così l’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi nell’omelia del solenne pontificale di Natale, il 25 dicembre, in cattedrale a Trento (ore 10.00). “Le domande – secondo Tisi – portano a frequentare la terra di Dio”, dove “gli altri sono l’unica possibilità che hai per vivere”. L’Arcivescovo tuttavia rileva: “Purtroppo, i vocaboli che abitano i nostri discorsi sono altri: difendersi, contrapporsi, armarsi, eliminare”. “L’alternativa c’è”, rammenta don Lauro: “Frequentare le straordinarie lezioni di vita di tanti uomini e donne che, pur colpiti dalle avversità”, “mantengono coraggio e dignità e si tengono lontano dall’odio”.

“Hanno anche il volto – precisa monsignor Tisi – dei nostri fratelli e sorelle immigrati, di tanti volontari, di chi rinuncia a trame di corruzione e malaffare”. Presso di loro “trovi il Bambino di Betlemme”. Di qui l’appello: “Riscrivere la nostra agenda, capovolgendone le priorità, per visitare e incontrare fratelli e sorelle feriti dalla vita”. Non vi sono alternative, nemmeno per la Chiesa: “O toccheremo con mano Cristo nelle persone ferite dalla vita o vagheremo cercandolo invano”.

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