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Essere donne a Legnano prima del 1943

In occasione della Giornata internazionale della Donna, Anpi e ANMIG propongono tre articoli sulle donne di Legnano, dall'inizio del '900 fino ai giorni nostri. 

Com’erano le legnanesi nel 1900?

Bettinelli in un volumetto di quell’anno scrive: «La popolazione è di mediocre statura. Folte capigliature bionde e nere, inanellate e ondulate, coronano i bei visi delle fanciulle legnanesi: rare sono le capigliature rossicce. Le malattie endemiche come il gozzo, la pellagra, le febbri malariche che tanto abbondano in altre parti della Lombardia, qui non si conoscono affatto. Rari i casi di cretinismo e di pazzia. […] Ma il lungo lavoro in ambienti chiusi rende la gioventù meno forte e di aspetto meno roseo. […] Sono abbastanza frequenti le polmoniti, le bronchiti, le tisi e tutte quelle malattie che sono in diretta conseguenza di una debolezza della costituzione fisica» ("Legnano e la sua banca 1887-1987", in biblioteca a Legnano e Castellanza).

[pubblicita] Nicoletta Bigatti in "L’altra fatica" (in biblioteca a Legnano e Castellanza) riporta una pubblicazione di settore "Le arti tessili". Data 1 marzo 1903. Questa la descrizione delle lavoratrici tessili all’uscita dalla fabbrica: «Pallide e sfatte, coperte di polvere, i capelli spettinati, con grandi cerchi lividi agli occhi, arsi dal pulviscolo, dalla stanchezza, dallo sforzo. Vanno come trasognate, tossendo per il passaggio brusco dall’afa soffocante dei camerini alla brezza pungente del mattino».

Con l’arrivo della Grande Guerra

Con lo scoppio della guerra nel 1915 le donne sono entrate in massa nell’industria anche meccanica in sostituzione degli uomini inviati al fronte. Sono note le numerose fotografie del catalogo 1916 della Franco Tosi che ritraggono donne al lavoro per la realizzazione delle bombe in ghisa di dimensioni e peso inferiori (per quelle più pesanti era necessaria la forza fisica maschile). I bambini, rimasti incustoditi a vagare in "bande" per le strade, sono stati fin quasi da subito accolti gratuitamente negli asili e nelle scuole pubbliche e private dove le maestre rimanevano a disposizione da prima dell’alba a dopo il tramonto, dando anche la loro disponibilità per gestire burocraticamente la corrispondenza tra gli uomini al fronte e le loro famiglie e scrivere per i pochi analfabeti.

Molte giovani donne di Legnano hanno avuto il coraggio di prestare servizio come infermiere volontarie nei due Ospedali Territoriali Militari della Croce Rossa legnanesi, Amigazzi e Carducci, fino ai primi mesi del 1919, prestando la loro opera anche nelle case private ove vi erano malati di influenza spagnola.

A scuola le bambine e ragazze realizzavano capi in lana per i militari, così come le loro mamme e sorelle maggiori, dopo essere tornate a sera tarda dal lavoro e una volta fatte le faccende domestiche.

Non era facile la vita delle donne. Ricordiamo che allora si andava al lavoro appena terminata la sesta classe elementare, quindi a 11-12 anni. Erano tempi in cui non esistevano elettrodomestici in casa: il frigorifero era sostituito per i più fortunati da un mobiletto che si teneva in cantina e fungeva da ghiacciaia andando periodicamente dal "giasè" ad acquistare il ghiaccio, i panni si lavavano non in lavatrice ma inginocchiate sui lavatoi di pietra lungo le rive dell’Olonella, per cucinare si accendeva la stufa economica a legna anche a Ferragosto e, per risparmiare carburante, al posto di microonde o pentola a pressione si usava la "pentola miracolosa", si stirava col ferro pieno di carbonella stando attentissime che non cadesse fuori sporcando o bruciando la biancheria. La prima avveniristica lavastoviglie legnanese verrà inaugurata nel 1924 nel Sanatorio Elena di Savoia per il lavaggio e disinfezione a 120° di stoviglie, piatti, bicchieri e posate utilizzate dagli ospiti affetti da tubercolosi e dal personale medico e infermieristico; per vederla nelle case dovremo attendere parecchio.

Tra i militari di Legnano 489 morti e 137 mutilati e invalidi

Quanti morti, quanti invalidi! E quante mamme, spose e fidanzate in lutto o in difficoltà. L’ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra) fondata a Legnano il 9 gennaio 1918 è stata indispensabile nelle pratiche di pensione di invalidità ma anche nel sostegno morale e nell’aiuto economico per quelle donne che coraggiosamente hanno vissuto accanto a mutilati o invalidi, per le vedove e gli orfani. Ma di questo vi parleranno domani amiche e amici dell'ANMIG.

Donne durante il fascismo

La fine della Grande Guerra ha riportato le donne nelle case, licenziate per dare spazio lavorativo agli uomini. Il fascismo, nell’ottica totalitaristica, elitaria e antifemminista, negli anni ha mantenuto e reso quanto più possibile definitivo questo stato, asserendo che «lo scopo della vita di ogni donna è il figlio. […]. Non ha che questo unico scopo» (in un manuale di igiene, divulgato dal regime alla fine degli anni '30).

Nell’ottica della cultura di guerra ogni figlio maschio sarebbe divenuto un soldato, ogni femmina una potenziale madre di soldati: ecco allora la tassa sul celibato, gli aiuti alla maternità, l’esaltazione delle madri prolifiche (il 12 dicembre 1933 in occasione dell’istituzione della "Giornata della madre e del fanciullo" 93 madri con almeno 14 figli vengono ricevute da Mussolini e dal Papa), la classificazione dei proibitissimi metodi contraccettivi e abortivi come "delitti contro la stirpe" (un anno di carcere a chi propagandava la contraccezione, da due a cinque per un aborto procurato o vissuto).

«Le donne che lavoravano erano molte – dice la professoressa Silvia Salvatici – anche più delle statistiche, perché lavoravano con poca visibilità o in modo sotterraneo […]. Lavoravano per necessità e non per i beni voluttuari come raccontava lo stereotipo» (nella interessante puntata video di www.raistoria.rai.it/articoli-programma-puntate/donne-e-fascismo/28864/default.aspx).

«Durante il fascismo la donna poteva essere licenziata se si sposava o se rimaneva incinta, non aveva accesso a tutte le professioni, non aveva sviluppo di carriera, non aveva parità previdenziale, non aveva pari diritti all’interno della famiglia anche riguardo all’educazione dei figli» (Tina Anselmi, in http://anpi-lissone.over-blog.com).

[pubblicita] Anche con la riforma della scuola le donne furono penalizzate: le insegnanti non poterono più accedere ai concorsi pubblici per insegnare nei licei lettere, latino, greco, storia e filosofia o per insegnare italiano negli istituti tecnici ed erano anche pagate meno degli uomini. La scuola era concepita per mantenere ben distinte le classi sociali, non permettendo ai figli dei contadini e operai, anche a Legnano, di accedere a studi superiori ma solo a scuole tecniche: «Libro, moschetto e vanga siano l’emblema della vera bonifica integrale della scuola fascista» (Nicola Pende, 20 marzo 1937). Le fanciulle benestanti che avevano accesso alle scuole medie a partire dal terzo anno imparavano ad essere semplici casalinghe e mamme, studiavano "economia domestica" (e i ragazzi con "cultura militare" imparavano ad essere soldati). Anche le tasse scolastiche, più elevate per le ragazze, contribuivano ad escluderle dall’educazione media e superiore (M. Ostenc "La scuola italiana durante il fascismo" in biblioteca a Legnano).

10 giugno 1940: seconda guerra mondiale

Lo scoppio della seconda guerra mondiale vide nuovamente le donne in fabbrica al posto degli uomini sul fronte. Se scopo unico delle donne per il fascismo era mettere al mondo figli che potessero diventare soldati, ora questi militari inviati su vari fronti cominciavano a tornare feriti o… non tornare più. Solo a titolo di esempio sono 37 i legnanesi dell’ARMIR caduti sul fronte russo dall’ottobre 1942 e in particolare in dicembre '42 e gennaio '43 e altri 17 moriranno in seguito, prigionieri in Russia.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 cambierà tutto per le donne di Legnano. Lo vedremo fra un paio di giorni.

ANPI Legnano

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 06 Marzo 2019
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