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Vittorio Feltri: "I ricchi non sono razzisti: i soli stranieri che frequentano sono i filippini al loro servizio"

Alessandra Menzani
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Non so se i lettori hanno notato che i ricchi e anche i benestanti, cioè quelli che abitano in quartieri eleganti, non sono razzisti e neppure intolleranti con gli stranieri. Ovvio, non li frequentano, eccetto i filippini dai quali si fanno servire a puntino e che considerano indispensabili per mandare avanti le loro belle case nelle zone più chic delle città. I signori non hanno contatti con la marmaglia degli africani, zotici maleducati e spesso violenti, votati alla microcriminalità, pronti ad occupare stabili popolari rubandoli ai vecchi che si assentano per andare al supermercato e che, quando rientrano, non sono più padroni del loro appartamento perché invaso abusivamente da frotte di poveri nigeriani o gente simile. I ricchi o benestanti si accorgono della esistenza degli immigrati straccioni allorché, a bordo della loro Mercedes, passano per il centro urbano. Li guardano attraverso i cristalli oscurati della limousine e dicono tra sé e sé: Dio mio che pena questi disgraziati senza arte né parte, costretti a venire qui per non morire di fame. E aggiungono: come si fa a non volerli accogliere e soccorrere? Facciamoli entrare nel nostro Paese e smettiamo di detestarli. Sono uomini come noi. Poi gli abbienti salgono nei loro attici e accendono la televisione, seguendo la quale rafforzano il proprio convincimento: bisogna essere ospitali con i profughi affamati e perseguitati nella loro terra natia arida e martoriata dalla miseria. Intanto, chiamano il domestico che si sbatte in cucina per preparare la cena, e gli ordinano con fredda cortesia: caro mi porti l' aperitivo? Champagne e due stuzzichini. Il filippino esegue diligentemente, e il padrone sorseggia sul divano del salotto in compagnia della moglie. Questo è il quadro. I ricchi non conoscono la realtà perché ne sono distanti e non la possono capire. La osservano con distacco attraverso il video e ne colgono solo gli aspetti esteriori, superficiali. Quindi non afferrano i problemi derivanti dalle invasioni barbariche e criticano con disprezzo coloro che, invece, a contatto quotidiano con esse, sono esasperati e coltivano sentimenti di ostilità nei confronti delle orde di colore. Tocca agli indigenti sopportare la vicinanza con gli islamici di ogni nazionalità, la promiscuità con essi, la condivisione di costumi inconciliabili. Nelle periferie i contrasti tra etnie diverse provocano frizioni insanabili, scontri anche violenti. Il sovraffollamento di neri allo sbando suscita apprensioni e addirittura odi razziali. Non è bello, ma inevitabile che si scatenino lotte o almeno manifestazioni xenofobe. Per approfondire leggi anche: Vittorio Feltri su Salvini: "Ecco perché dovete ringraziarlo" Le guerre fra derelitti sono le peggiori e le più sanguinose, come dimostrano i fatti orrendi di Macerata. Nelle metropoli il fenomeno è meno visibile, poiché fra il centro e le periferie c' è una spaccatura. Il popolo soffre la presenza sovrastante degli stranieri, mentre chi risiede nelle zone alte non avverte disagi in quanto non ha a che fare con gli africani, manco li incontra, gli fanno tenerezza e predica l' accoglienza. Però i cittadini in bolletta sono più numerosi di quelli col portafogli gonfio, e le loro proteste dilagano e stanno assumendo le proporzioni di una rivolta. Ecco perché la sparatoria scellerata marchigiana è un segnale: quelli che applaudono al giovanotto che ha sparato ai nigeriani non sono pazzi, ma interpretano a modo loro, malamente, un impulso diffuso, bloccare i forestieri che delinquono. Nel frattempo l' Italia si è spaccata in due tronconi: la sinistra che non è capace di bloccare gli usurpatori e, dall' altra parte, cittadini che pretendono di campare in pace senza dover combattere contro chi li minaccia. di Vittorio Feltri

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