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Giorgia Meloni e Macerata, l'orrore dei centri sociali: "Cori contro le vittime delle foibe, non una parola su Pamela"

Giulio Bucchi
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Affidare la dignità nazionale ad alcune decine di esaltati antagonisti "antifascisti", ovvero l'ultima vergogna della sinistra italiana. A Macerata va in scena lo schifo rosso di chi scende in piazza contro il razzismo e il fascismo in una città funestata sì dal gesto criminale di Luca Traini che ha sparato a caso contro africani innocenti, ma anche il luogo in cui ha perso la vita Pamela Mastropietro, nel modo più brutale possibile, per mano di tre aguzzini nigeriani accusati di ogni tipo di nefandezza. In questo contesto, i centri sociali hanno preferito, come ricorda una sdegnata Giorgia Meloni, non spendere nemmeno una parola per la povera 18enne romana, dilettandosi invece in vergognosi cori contro le vittime delle Foibe, il cui giorno del Ricordo cadeva proprio ieri, ironia della sorte. C'è n'è stata per tutti i gusti: "Come son belle le foibe / da Trieste in giù", ad esempio. O ancora: "Le sedi fasciste si chiudono col fuoco, con i fascisti dentro, se no è troppo poco". E poi il ministro dell'Interno Marco Minniti nel mirino: "Minniti uguale a Kossiga", "Ministro Minniti, fascisti garantiti". In questo clima, forse ha fatto bene Matteo Renzi a stare lontano da questa piazza di cui il leghista Matteo Salvini dice di "vergognarsi, da italiano": qualche testa calda avrebbe potuto passare dalla lingua alle mani. Era una minoranza, rispetto ai 20mila partecipanti, ma è quella che ha saputo alzare di più la voce e far passare il suo messaggio, orribile.

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