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Renzi fregato dopo il voto. Il retroscena dell'ex segretario: Mattarella e il governo M5S-Pd-Grasso

Matteo Legnani
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Il pacco di Natale - ben confezionato e infiocchettato - va in onda da settimane su tg e giornaloni. Il Centrodestra è vincente, Berlusconi risorto. Peccato che le cifre reali consegnino al momento un governo assai diverso all' Italia del 5 marzo mattina. Unanimi i sondaggi prevedono che: 1) il primo partito sarà il M5S; 2) il partito concepito da D' Alema, affidato a Grasso e Boldrini, ottenga almeno il 5%; 3) Renzi sia travolto, con un Pd chiuso nella ridotta delle roccaforti rosse; 4) la somma di M5S, Partito dei presidenti Grasso e Boldrini, Pd seppure sconfitto, oscilli fra il 56 e il 63% dei voti. In tale quadro un Quirinale rispettoso del ruolo di arbitro è probabile affidi un primo mandato al leader del partito più votato. Assisteremo così alle Idi Di Maio: dieci giorni di passerelle tv dell' ex steward del San Paolo incravattato, prima di gettare la spugna. Leggi anche: Il drammatico "no" di Mattarella: Pd, bomba sulla campagna elettorale Nel frattempo per altri le Idi non saranno tuttavia di Maio, ma di marzo, con annessi coltelli. Se già oggi Repubblica reclama le dimissioni di Boschi, pensate cosa sarà di Renzi dopo il dimezzamento dal 40 al 20%. Un rompicapo per Mattarella, quello di metà marzo? No. Una maggioranza c' è: basterà farla emergere. Si tratterà di affidare un incarico "esplorativo", o "tecnico", al presidente del Senato Grasso. D' Alema l' operazione l' ha costruita bene. Altro che palchi con malinconiche bandiere rosse davanti a pochi nostalgici comunisti. Grasso e Boldrini faranno una campagna elettorale accolti dal prefetto, dalla banda del Comune al suono dell' inno nazionale. Rientreranno in Parlamento con addosso i galloni di Seconda e Terza carica dello Stato e sotto braccio a Massimo, uno chaperon coi baffi. Ed ecco formarsi la sola maggioranza possibile. Altre non avranno i numeri: nessuna. Nemmeno quella di larghe intese. E l' incaricato Grasso sarà abile nel prendere dapprima un the con Meloni, ascoltare attento Salvini, discutere amabilmente con Berlusconi. In quanto "tecnico" sempre «al servizio delle istituzioni», consulterà prima loro per registrarne con rammarico l' indisponibilità e poi raccogliere ciò che già è stato persino annunciato: la disponibilità dei Grillini a dialogare con lui e solo con lui, quella di Bersani a realizzare il sogno accarezzato nel 2013, quella di un Pd che nel frattempo avrà detronizzato il capro espiatorio Renzi per finalmente «riaprire il dialogo a sinistra» e comunque «garantire con senso di responsabilità un governo al Paese». Pensate forse che il Pd, chiusa la pagina di Renzi, non sappia inventarsi un Orlando o un pacato e affidabile Franceschini (un dc in sintonia col Quirinale è perfetto) per compiere la svolta? Del resto o si fa così oppure «condanniamo il Paese a nuove elezioni subito, all' insicurezza in balia dello spread e dei mercati in agguato». Ecco. Mentre le volpi inneggiano al Corvo col cacio in bocca, è questa la più fredda e razionale previsione sul risveglio dell' Italia il 5 marzo. Quanto alle leggi, al clima, alla filosofia che faranno da collante al nuovo governo, non occorre troppa fantasia. Tv e giornaloni gronderanno buonismo solidale, i ministri (fra i quali almeno due giudici già ingaggiati) inneggeranno alla Nuova Etica e i provvedimenti seguiranno a ruota. C' è un' alternativa a tutto ciò? Sì: un Centrodestra che voglia ottenere il 40% e puntare così alla maggioranza. Ma vuole? Domanda non banale. Perché allo stato pare che il corvo spenda il tempo più a discutere su come spartire il cacio fra quarte gambe, tavolini, soliti noti e soliti voti, piuttosto che comprendere come affrontare un mare tutt' altro che quieto a viso aperto. di Giovanni Negri

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