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Massimo D'Alema fuori dal Parlamento e demolito dagli elettori: "Ho preso meno voti di chi ho incontrato"

Giulio Bucchi
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Non è stato Matteo Renzi a rottamare Massimo D'Alema. Peggio: a mandare a casa Baffino sono stati i suoi elettori, quelli del collegio di Nardò dove l'ex premier, vicinissimo al Salento, è praticamente "di casa". Il grande ispiratore di Liberi e Uguali alle urne ha affrontato una umiliazione storica: quarto, 3,4%, non eletto e nemmeno ripescato per questione di appena 2.000 voti.  GUARDA LA FOTO - Povero D'Alema, distrutto in albergo dopo il flop "Ho preso meno voti delle persone che ho incontrato, e questo significa che non siamo stati percepiti come qualcosa di diverso rispetto al centrosinistra e a quello che anche noi abbiamo criticato e contrastato nell'ultimo anno", è stata la sua amara presa d'atto. Ma alla sconfitta personale si somma quella del progetto politico nato con la scissione del Pd. "È finita una stagione - ha confidato a un paio di collaboratori secondo il retroscena del Corriere della Sera -, ora è il tempo di dedicarsi allo studio e alla formazione. È stata l'ultima battaglia in prima linea". Unica consolazione: forse anche grazie ai voti rubati da LeU, il nemico Renzi ha portato il Pd al minimo storico del 19% e sarà costretto alle dimissioni. Il viatico per una riappacificazione tra la sinistra dem e i transfughi, magari in un nuovo partito di "sinistra-sinistra". Ma D'Alema, come Renzi, non ci sarà.

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