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Marco Travaglio riscrive il programma a Luigi Di Maio in chiave Pd: come vuole rovinare l'Italia

Matteo Legnani
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Marco Travaglio ha passato anni a dire le peggior cose sul Pd e sull'uomo che l'ha guidato (prima anche a Palazzo Chigi poi solo al Nazareno), Matteo Renzi. Per dire, è arrivato persino a paragonarlo a Silvio Berlusconi. Ma l'odio primordiale, quello in cui il personaggio è diventato il giornalista super star resta quello per il Cavaliere. E per i suoi alleati, Matteo Salvini e Lega in primis. Così, nell'editoriale di oggi su Il Fatto Quotidiano, Travaglio si produce in un lunghissimo pippozzo per dimostrare (verosimilmente agli elettori 5 Stelle che leggono il suo giornale) che l'alleato "naturale" di Luigi Di Maio non è il Carroccio ma il Pd. E giù la solita colata d'asfalto per spiegare come su pensioni, immigrazioni, europa ed euro, tasse eccetera le due posizioni più frequentemente vicine siano quelle di M5S e Pd. Forse, però, l'intento dell'articolo è un altro e il destinatario in primis lo stesso Di Maio: una specie di lavaggio del cervello in cui di fatto Travaglio scrive il programma all'ex steward dello stadio San Paolo.

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