CENTRODESTRA

Forza Italia deraglia sulla Tav

I berluscones tentano di capitalizzare la protesta di sabato scorso proponendo una manifestazione di partito sette giorni dopo. La vuole il neo coordinatore Zangrillo nonostante l'ampio fronte di scettici. "Non è più il tempo della protesta, ma quello della proposta"

Ha senso tornare in piazza per ripetere, suppergiù in scala 1 a 1000 sia pure con le bandiere lasciate a casa sabato, quel che forse e giustamente resta irripetibile? Inutile girarci intorno: dopo la marea che ha invaso Piazza Castello, il modellino di manifestazione – perché è questo l’inevitabile paragone cui andrà incontro – annunciato per sabato prossimo da Forza Italia a favore della Torino-Lione e contro tutti coloro che più o meno dichiaratamente vi si oppongono rischia di diventare un giocattolo che se fa gongolare qualcuno, rischia di farne inciampare molti di più. La questione preoccupa e divide gli azzurri piemontesi e non solo loro. Sull’opportunità di mantenere un format ampiamente superato e dalla dubbia utilità si stanno interrogando anche esponenti ai più alti livelli, dalle compagini parlamentari all’inner circle di Arcore, passando per i maggiorenti di Palazzo Grazioli. I dubbi crescono, così come i mugugni di fronte a quella che pare una posizione irremovibile del coordinatore regionale Paolo Zangrillo.

Il fratello del medico personale di Silvio Berlusconi, paracadutato in Parlamento alla capolistatura blindata in un Piemonte che mai prima di allora lo aveva annoverato nella classe dirigente azzurra locale, non vuol sentire ragioni, nonostante gli inviti a un supplemento di riflessione gli siano arrivati sia da colleghi di Montecitorio, sia dagli scranni del Consiglio regionale così come da dirigenti di lungo corso e di assai più profonda conoscenza della città e dell’intero Piemonte. Che poi non si tratterebbe mica di battere in ritirata e non fare quel che una forza politica da sempre schierata a favore delle infrastrutture e dello sviluppo è giusto e doveroso faccia. No, qui si tratta di (ri)calibrare un’iniziativa che così come intende continuare a volerla il capo dei berluscones piemontesi corre il rischio prossimo alla certezza di apparire come un trenino rispetto a un treno vero. E dopo la magra figura rimediata con Mino Giachino, inutilmente sollecitato dallo stesso Zangrillo a desistere dal mettersi troppo in mostra con le madamin, un ennesimo passo falso potrebbe compromettere la credibilità di Forza Italia.

Il ragionamento è semplice, addirittura ovvio per chi mastica la politica (e non è il caso di Zangrillo, planato alla guida del partito in virtù di gradi parentali e logiche cortigiane): la protesta c’è stata, è riuscita e vi abbiamo partecipato, adesso passiamo alla proposta. Che poi è quel che spetterebbe alla politica dopo aver recepito il chiaro segnale della piazza. Riempirne un’altra, sia pure molto più piccola, come quella davanti a Palazzo di Città di per sé non sarebbe un’impresa (la ditta di autolinee Napoli-Ruffino sta predisponendo una flotta di torpedoni per portare le truppe cammellate), neppure per un partito da troppo tempo a digiuno di mobilitazione. E non è neppure lo sprezzo del ridicolo di un impietoso raffronto numerico tra le due piazza a sconsigliare la manifestazione. Il nodo è politico: evitare di passare per manipolatori (e pure fuori tempo) di fronte a tutte quelle associazioni e quei cittadini che hanno prodotto l’originale, suscitando pure il sospetto di volerli mettere in ombra dietro le bandiere, opportunamente rimaste a casa sabato scorso.

Meglio imboccare la strada della proposta – sostiene l’ampio fronte forzista non poco allarmato – confermando la data, ma cambiando il programma: perché non un convegno dove sviluppare il concetto emerso con forza e chiarezza l’altro ieri, investendo il partito ad ogni suo livello? Elementare, Zangrillo.

Non serve Sherlock Holmes per risolvere il caso e forse come l’infallibile ispettore Rock anche il successore di Gilberto Pichetto un errore rischia di commetterlo. Non quello di non usare la brillantina Linetti, vista l’inappuntabilità nel look del coordinatore, per questo da alcune malelingue azzurre definito il giovane Ghigo, bensì quello assai più politico di seguire modelli non del tutto calzanti, per tempo e luogo.

Forza Italia, peraltro, ha in saccoccia una proposta di peso, tanto da essere stata in qualche modo fatta propria da quel marpione politico di Sergio Chiamparino non appena presentata dal capogruppo a Palazzo Lascaris, Andrea Fluttero: la sostituzione dello Stato da parte della Regione nella società per la realizzazione della Tav. Approfondire questa idea, discuterla con i promotori della manifestazione di sabato scorso, svilupparla ai vari livelli, insomma il tema o i temi per un appuntamento di proposta che sostituisca la piazza della protesta non mancano.

Portare la questione Tav a vantaggio del centrodestra e in particolare di Forza Italia è la legittima aspirazione che non troverebbe eccezione in alcun altro partito. Come farlo, questo è il problema ancora da risolvere. Immaginare che uno sventolar di bandiere possa servire a indebolire Chiamparino che sulla questione ha anzi accresciuto il suo consenso, è a dir poco velleitario. Rischiare, come si diceva, di far ombra a quegli ambienti – dal mondo dell’impresa a quello delle professioni – tradizionalmente orientati verso il centrodestra sarebbe un inciampo imperdonabile. Per usare un termine brandito dai Cinquestelle e soprattutto dal ministro Danilo Toninelli come sciabola pronta a decapitare la Tav, l’analisi costi-benefici della piazza azzurra fa pendere pesantemente la bilancia sui primi.

E sullo stesso piatto finisce anche il giudizio, magari solo temporaneo, a discapito dello stesso Zangrillo. I segnali delle necessità di rivedere la sua linea, per sabato prossimo, sembrano crescere di pari passo alla preoccupazione. La stessa che, se non cambierà qualcosa, potrebbe declinarsi sul piano non meno importante della gestione della partita per le regionali. Se la questione della Tav pone con maggiore forza la necessità di avere in fretta un candidato di Torino da opporre a Chiamparino e a cui affidare la leadership, scelte strategiche non ponderate potrebbero indebolire ulteriormente Forza Italia nella già difficoltosa prova delle elezioni per il futuro governo del Piemonte. “Uno come Zangrillo la Lega se lo sbrana”, dice uno dei vecchi del partito pensano al momento in cui si dovranno formare liste e listino. Sempre che l’alleanza regga.

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