TRAVAGLI DEMOCRATICI

Renzi ha rottamato i renziani, al congresso in ordine sparso

Con il leader ormai proiettato altrove, la vecchia maggioranza si scompone. I big piemontesi scelgono il meno peggio: Martina. Non fa breccia il ticket Giachetti-Ascani, solo l'ex viceministro Morando pronto a sostenere l'ex radicale

Si sono riuniti per dividersi. È questo l’esito dell’incontro dei renziani ieri alla Camera, ma anche la conferma di come senza Matteo Renzi, che continua a mantenersi a più che debita distanza dal congresso, i suoi finiscano per essere sempre più dei senzapatria. Una parte, quella più consistente, ha preso la strada in salita e spesso di malavoglia verso Maurizio Martina, mentre a sorpresa è spuntata la candidatura del ticket Roberto Giachetti-Anna Ascani, subito ribattezzata la coppia turborenziana, questo pur senza che l’annuncio sia stato benedetto da qualcuno dei nomi pesanti della cerchia ristretta dell’ex premier.

Arriva, invece, il rapido endorsement nei confronti dell’ex vicepresidente della Camera da un altro ex, il già viceministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni, Enrico Morando, migliorista ai tempi del Pci, liberal nel Pd e ora tra i primi a dare il suo sostegno a Giachetti, portandosi dietro prevedibilmente una parte dei renziani piemontesi e alessandrini – lui è di Arquata Scrivia – malmostosi verso l’ipotesi di una confluenza su Martina. Quella dell’ex numero due del Mef, a poche ore dall’annuncio della discesa in campo del tandem, appare l’unica figura di rilevanza parlamentare (pur pregressa) in Piemonte a supporto di Giachetti e Ascani. A parte quelli che, sul fronte sinistro, hanno da tempo si sono dichiarati per Nicola Zingaretti – a partire da Andrea Giorgis, passando per Anna Rossomando e proseguendo, via Piero Fassino e Dario Franceschini, con Roberta Pinotti – la truppa di deputati e senatori renziani o para-renziani, salvo soprese delle prossime ore, è tutta con Martina, pur con le trattative ancora aperte affidate a Lorenzo Guerini.

Ieri i guerininiani, come si sono autobattezzati coloro pronti a sostenere il segretario uscente (anzi, ormai ex) previa trattativa condotta da “Arnaldo” – come Renzi a sua volta battezzò Guerini, paragonandolo a Forlani – hanno riconfermato linea e mandato al loro ambasciatore.

Per il Piemonte al tridente formato da Davide Gariglio, Mino Taricco ed Enrico Borghi (stessa origine democristiana per tutto il terzetto) si è aggiunto pure il senatore Mauro Laus, ormai renziano sì, ma non certo turbo viste anche le sue posizioni fino a pochissimo tempo addietro in Piemonte che lo indicavano come l’uomo forte dell’ormai ex corrente fassiniana. Sempre con Martina, ma non attraverso Guerini bensì Graziano Delrio, sta il deputato cattodem Stefano Lepri, così come via Matteo Orfini passa l’approdo allo stesso lido della cuneese Chiara Gribaudo. Mai convinto come ora della bontà della scelta di svincolare la sua candidatura alla segreteria regionale dalle dinamiche correntizie e dalle corse verso il Nazareno il senatore Mauro Maria Marino, altro nome che, probabilmente, insieme a quello della renzianissima Silvia Fregolent, non sarà accostato a quello del ticket annunciato ieri.

Il pallottoliere dei parlamentari piemontesi renziani non sembra spostare neppure una pallina verso Giachetti, ma è ancora presto per classificare questa situazione come definitiva. E, soprattutto, guardata da distante da Renzi che ieri sera ospite di Bruno Vespa, ha ribadito di volersi tenere fuori dal congresso del Pd: "Non ne parlo nemmeno a pagamento. Rispetterò chi vince il congresso, che vinca il migliore, ma io voglio fare il senatore d'opposizione, non il capocorrente. Mi interessa più l'Italia che il Pd, con tutto l'affetto che gli porto". Quanto all'ipotetico nuovo partito ha detto che "non è all'ordine del giorno".

Quanto appassionerà la candidatura doppia tra i dem piemontesi lo si vedrà presto. Le avvisaglie non sembrano annunciare grandi entusiasmi. “Sono e resto renziano, tutto quel che sta succedendo conferma che l’unico leader che riesce a tenere insieme le persone è Renzi – dice Davide Ricca presidente dell’ottava Circoscrizione di Torino e promotore di quei comitati civici visti da molti come testa di ponte del futuro PdR –. Se l’area si è spaccata vuol dire che manca chi riesce a tenerla unita nella forma e nei contenuti. Io resterò l’ultimo giapponese sull’isola, ma non sono certo il primo giachettiano”.

Titolo che, probabilmente, merita il novarese Giuseppe Genoni, presidente dell’Atc del Nord Piemonte e dirigente del Pd che da ieri è alle prese con una corsa contro il tempo per raccogliere un parte di quelle 1500 firma che la coppia turborenziana dovrà ottenere in tutto il Paese e consegnare entro stasera. Da anni in stretto contatto con l’aspirante segretario nazionale, un rapporto rinsaldato ancora recentemente in occasione della presentazione de libro di Giachetti Sigaro, politica e libertà, Genoni non azzarda nomi di peso in ambito regionale, ma spiega di contare molto sul voto degli iscritti e non di meno di quei militanti che “vogliono vedere alla guida del Pd una persona schietta, liberal anche per il suo passato radicale e in grado di affermare dei valori che in questo periodo nel partito sono venuti meno”. Non solo quelli, peraltro. A venire meno in quella stessa componente renziana che pareva granitica è proprio l’unità.

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