Sentenza Aeroporto di Capannori: la società è fallita

La società Aeroporto di Capannori Spa è fallita. Lo ha sentenziato il tribunale di Lucca, che ha respinto la richiesta di concordato fatta dalla società dopo la decisione dell’amministrazione Menesini di smettere di capitalizzare, con denaro pubblico, le attività dell’Aeroporto, non ritenendo la gestione diretta dell’infrastruttura compito prioritario di un ente pubblico. La sentenza è arrivata stamani (18 ottobre), via pec (posta elettronica certificata), all’amministrazione di Capannori.

Nel documento, il giudice spiega la scelta di non concedere l’omologa con due motivazioni di natura tecnico-giuridica e due di merito. Le prime due riguardano l’utilizzo della finanza esterna per il pagamento delle classi dei creditori concordatari e l’obbligatorietà di ricorrere a una transizione fiscale prima di pagare i debitori. Le due motivazioni di merito riguardano invece l’adeguatezza dell’attestazione e la fattibilità economica del piano di sviluppo. In sintesi, il piano di sviluppo redatto da Sigma Ingegneria e presentato dalla società Aeroporto non ha convinto il tribunale di Lucca sulla possibilità di rilancio delle attività dell’aeroporto senza più contare sui finanziamenti provenienti dal Comune. “Un’opportunità di sviluppo, anche occupazionale, sul territorio è oggi fallita – dice il sindaco Luca Menesini – e sono quindi dispiaciuto, perché in questi tre anni abbiamo davvero lavorato con costanza perché la società Aeroporto potesse camminare con le proprie gambe. Nel febbraio 2015, infatti, abbiamo ottenuto dall’Enac la concessione ventennale indispensabile per qualsiasi sviluppo dell’infrastruttura. Mentre facevamo questo abbiamo ridotto drasticamente i contributi pubblici alla società (in tre anni abbiamo contribuito con 285mila euro), al punto che nel 2016 l’assemblea dei soci ha scelto la strada del concordato. A quel punto abbiamo creato una rete di soggetti, cercato dei privati che potessero investire nell’infrastruttura, sostenuti dalla Regione. L’operazione era riuscita, la Sigma Ingegneria aveva mostrato l’adeguato interesse allo sviluppo dell’aeroporto, anche con una linea assolutamente condivisibile, visto che puntava su innovazione e sostenibilità. Il giudice, però, non ha valutato come ammissibile il piano, noi ne prendiamo atto e approfondiremo nei prossimi giorni le ragioni della sentenza. Indipendentemente dalla proprietà dell’infrastruttura una cosa è certa: l’aeroporto è nel cuore di Capannori e quindi qualsiasi suo possibile sviluppo futuro dovrà avere l’amministrazione comunale come interlocutore indispensabile”.
Adesso, con la sentenza di fallimento, la gestione dell’aeroporto passa all’Enac, che probabilmente manderà un commissario. Decade, invece, la concessione ventennale che precedentemente Enac aveva concesso all’infrastruttura. Non si fa attendere il commento del circolo capannorese di Fratelli d’Italia: “Alla fine, purtroppo, chi ci rimette ancora una volta è il singolo cittadino che, nel corso degli anni, ha dovuto assistere agli innumerevoli finanziamenti (alcuni anche straordinari) erogati dall’amministrazione stessa. Parlando solo di contributi straordinari – scrive Fratelli d’Italia – le tasche del Comune si sono svuotate di 10mila euro nell’anno 2016 e di ben 100mila euro nell’anno 2015. Senza contare il contributo ordinario versato in quanto socio di maggioranza dell’aeroporto stesso.
La gestione dell’aeroporto rappresenta dunque un grave fallimento dell’attuale e precedente amministrazione, incapace negli anni di risollevare le sorti di quello che poteva essere un fiore all’occhiello del nostro Comune. Poche e poco interessanti le proposte – aggiunge il movimento – e ancor meno valide le idee avanzate. Nel 2017, come si evince dal sito, è stato stipulato un solo contratto, che prevedeva la cessione di due locali al corpo forestale dello stato, nonostante il 30 maggio 2016 fosse stato presentato un fantomatico progetto per l’aerospazio e la robotica che forse, ragionando bene, poteva risultare poco attuabile in uno spazio del genere. Tanto che, al 31 dicembre 2016, la perdita di esercizio era pari a ben 585.629 euro: un vero e proprio bagno di sangue. A luglio 2017 il Comune decise poi di vendere le proprie quote (51 per cento) ad una società, fino ad arrivare all’epilogo odierno. Una gestione sbagliata, quella dell’amministrazione – chiosa Fratelli d’Italia – che non è riuscita quindi a rivalutare uno spazio che poteva (e magari potrebbe) portare introiti all’intero Comune e benefici (anche lavorativi) ai suoi abitanti. Quale sarà la prossima mossa del sindaco? Riuscirà, una volta tante, a coinvolgere cittadini, associazioni ed attori vari nel rilancio di uno spazio tanto importante? Forse si tende ad ignorare, ma le idee migliori non sempre avvengono nelle segrete stanze di piazza Aldo Moro”.

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