Vignolo Gargini: “Bisogna reagire al nuovo fascismo, la Resistenza è ora”

I “fascisti sfilano nella nostra e in altre città”, e, per Marco Vignolo Gargini di Sinistra con è tempo di reagire, perché “la Resistenza è ora”. Parole forti alle quali Vignolo Gargini arriva con un paragone. “Ricordate – scrive – la vignetta di Forattini comparsa in prima pagina de La Repubblica il 2 dicembre 1977? Vi si ritraeva Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, in pantofole e veste da camera, abbandonato su una poltrona, simboli dell’imborghesimento del partito comunista e del suo ingresso al potere, che ascolta con un certo fastidio i clamori che vengono dalla strada, dove immaginiamo che stiano sfilando i metalmeccanici. Carlo Marx è appeso alla parete, come il quadro d’un lontano antenato”.

“Sono passati quarant’anni e la vignetta di Forattini è quanto mai attuale – sostiene Vignolo Gargini -, solo che, al posto dei metalmeccanici che sfilavano in corteo, abbiamo i fascisti, gli squadristi fascisti che sfilano nella nostra e nelle altre città italiane. I fascisti imperversano indisturbati, irreggimentano i ragazzi, li deprogrammano, li mandano a fare il lavoro sporco, quel lavoro sporco fascista che fu fatto fare ai diseredati a partire dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino ai nostri giorni. Il problema è che una certa sinistra italiana, che doveva vegliare e controbattere, ha issato bandiera bianca da troppo tempo. S’è esiliata, imborghesita, rinchiusa nei suoi salotti e stanzine, nelle sue associazioni, nei suoi istituti, nei suoi comitati. I veterani di una guerra immaginaria (perché costoro la Resistenza non l’hanno mai fatta e non siamo nemmeno sicuri che sarebbero stati davvero dei partigiani settant’anni fa) continuano a ciarlare e usare un linguaggio di quarant’anni fa. Dicono di tirar fuori le vecchie bandiere, salvo poi non accorgersi che sono state divorate dalle tarme. In compenso i partigiani posticci intervengono ovunque, pavoni in tutto fuor che nella bellezza, incarnando la dimostrazione lampante di come quella sinistra italiana sia ormai senza appeal. Sono un retro-spettacolo, lontano dall’antico avanspettacolo, dove almeno il pubblico prospiciente si animava, arrivando persino a gettare ortaggi sulla scena. Ora nessuno reagisce più di fronte al rito di maniera della vecchia sinistra, non c’è motivo per reagire, perché quella sinistra non acchiappa più, non rimorchia. Se ne sta rintanata e ogni tanto esce per fare un’esibizioncella datata, scontata, mediocre, collezionando gaffes su gaffes, rendendosi ridicola e patetica. Quei valori altissimi, nobilissimi, vitali, fatti di carne e sangue della Resistenza sono alla mercé di personaggi che, sostanzialmente, stanno invitando i ragazzi ad emigrare verso lidi fascisti. Questi qua non sanno e non vogliono parlare alle ragazze e ai ragazzi, che ignorano e disprezzano, salvo fare un po’ i paternalisti e mettersi in posa come vecchi maestrini di campagna. Che tristezza! Eppure ne abbiamo di ragazze e ragazzi di sinistra, ma sono esclusi, non vengono invitati, non vengono ascoltati, non fanno parte del budget dei vecchi autoreferenziali, egoisti e solipsisti.  Dobbiamo ricominciare, la Resistenza è ora, ma se diventa come il corpo di Lenin imbalsamato. Basta con la formaldeide. Rispondiamo tornando a collegarci, a condividere con le ragazze e i ragazzi il linguaggio, la passione, la voglia di vita, solo così possiamo togliere ossigeno ai fascisti”.

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