NAPOLI – “Potevo salvare Moro, fui fermato”. Così il super boss della camorra, Raffaele Cutolo, in carcere da anni, in un verbale inedito di un interrogatorio del 2016. “Aiutai – spiega Cutolo – l’assessore Cirillo (rapito e successivamente rilasciato dalle Br, ndr), potevo fare lo stesso con lo statista. Ma i politici mi dissero di non intromettermi”. Nel ’78 Cutolo era latitante e si sarebbe fatto avanti per cercare, sostiene lui, di salvare Moro. “Per Ciro Cirillo si mossero tutti, per Aldo Moro nessuno, per lui i politici mi dissero di fermarmi, che a loro Moro non interessava”. Le dichiarazioni di Cutolo risalgono al 25 ottobre del 2016, come risposte alle domande del pm Ida Teresi e del capo della Dda, Giuseppe Borrelli. L’interrogatorio di Cutolo si è svolto nel supercarcere di Parma, dove il boss stava scontando quattro ergastoli ed è avvenuto nell’ambito dell’indagine sul percorso criminale del suo luogotenente storico, Pasquale Scotti, arrestato dopo 30 anni di latitanza. Il contenuto di quell’interrogatorio viene alla luce grazie al procedimento amministrativo dinanzi al Tar scaturito dalla decisione dei pm di bocciare la collaborazione di Scotti. Cutolo si concentra in particolare sulla trattativa intercorsa per la liberazione dell’assessore regionale Ciro Cirillo rilasciato il 27 aprile del 1981 pochi mesi dopo il rapimento e il pagamento di un riscatto di 1 miliardo e 400 milioni di lire. Poi parla del suo mancato coinvolgimento nella possibile trattativa per Moro e dice che il ministro dell’Interno dell’epoca, Francesco Cossiga, “si rifiutò di incontrarmi” essendo del resto Cutolo in quel momento un latitante.
Raffaele Cutolo – secondo la ricostruzione oggi sul Mattino – fornisce due diverse versioni sui mediatori che sarebbero scesi in campo per chiedergli di salvare la vita ad Aldo Moro. Nell’interrogatorio ai pm napoletani che lo sentono in carcere a Parma nell’ottobre del 2016 scrive che “Michelino Senese (camorrista che viveva a Roma, ndr) me lo propose quando ero latitante”. Ai pm romani che lo interrogano nello stesso periodo fa invece il nome di Nicolino Selis, esponente della banda della Magliana (circostanza della quale riferì il Corriere della Sera nel 2016)
LA TRATTATIVA CIRILLO
“Avevamo dei documenti da usare contro i politici per i fatti della trattativa: alcuni li aveva Enzo Casillo (uno degli uomini di punta della Nco, poi ammazzato nella guerra di camorra, ndr) altri documenti invece li ho io ma moriranno con me”. Così Raffaele Cutolo, il boss della camorra, ascoltato nel 2016 nel supercarcere di Parma nella veste di persona informata dei fatti, parla della trattativa condotta per la liberazione dell’assessore regionale della Dc, Ciro Cirillo, sequestrato il 27 aprile del 1981 e liberato il 24 luglio successivo, dopo il pagamento di un riscatto di 1 miliardo e 400 milioni di lire e soprattutto una trattativa condotta con Br e servizi segreti. “Le Br non potevano che accettare, eravamo più forti, sia dentro che fuori le carceri”. Secondo Cutolo, la Procura di Napoli non andò a fondo nell’indagine sulla trattativa per la liberazione a parte il magistrato Carlo Alemi, “unico deciso ad andare fino in fondo”.