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Papa Francesco è una chance. Ora non sprechiamo questa grande bellezza

La Redazione
Papa Francesco a Molfetta
Occorre rendere concreto ed eterno quel messaggio di fiducia
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Le emozioni dell’arrivo del Papa a Molfetta, abbinate splendidamente al messaggio di amore e nonviolenza di don Tonino, sono ancora negli occhi e nel cuore di tutti. La nostra città ieri è stata capitale della speranza e della fiducia. Molfetta era la città più bella del mondo, sia per l’atmosfera che pervadeva i luoghi dell’evento che per lo spirito collaborativo e positivo di chi ne fa parte.

Ecco perché lo step successivo è porsi una semplice domanda: ora che succede? Come abbiamo intenzione di comportarci e di tramandare a noi stessi una giornata così speciale? Tramandare a noi stessi, certo. Perché agli altri, ai posteri, racconteremo e ci emozioneremo. Descriveremo quel giorno in cui il Papa scese dall’elicottero e abbracciò idealmente le migliaia di persone accorse per tendergli la mano.

A noi stessi, invece, toccherà tramandare il presente. Senza disperdere quella grande bellezza, conservando vivamente, concretamente e gelosamente il messaggio eterno di una giornata così positiva e fiduciosa. Quanto dureranno le fioriere sul lungomare? E la pulizia della città? Il rispetto delle regole? L’occhio vigile dei controllori?

Dovremo esser bravi a tenere metaforicamente con noi il Papa a Molfetta, a incarnare il peso delle parole di Don Tonino per trasformare la poesia in fatti. Cerchiamo di prendere, tutti, la giornata del 20 aprile come la più splendida delle chance. Più di un esame di coscienza, ma la condivisione delle cose con un gusto e un buon senso maggiori. Non è solo senso civico, ma è davvero amor proprio. Non facciamo retrocedere la Molfetta colorata e apprezzata di ieri nel caos spesso informe delle altre giornate. Sarebbe davvero uno spreco non farlo. In fondo è ciò che Papa Francesco diceva ieri nella sua omelia. “Sarebbe bello se all’esterno di ogni chiesa ci fosse un cartello con una scritta: quando la messa finisce non si vive più per se stessi ma per gli altri”. Facile declinarlo alla luce del trasporto di ieri: quando un evento come quello vissuto si conclude, tocca renderlo eterno con le azioni.

In questo senso non sono un buon auspicio le immagini degli addobbi strappati dalle recinzioni della villa. Ma siccome serve uno sguardo diverso, dobbiamo sperare che sia un gesto davvero isolato.

Anche perché l’evento di ieri può spianare la strada a uno ancora più grande: don Tonino santo. E chissà che in quella circostanza il Santo Padre non possa nuovamente tornare tra le nostre vie per raccontare il secondo capitolo di questa storia magnifica. Siamo nell’ambito del sogno e della fantasia. Ma sognare è solo un bene, soprattutto a occhi aperti. E allora, sogniamo a occhi aperti pure che Molfetta potrà essere sempre non per forza vestita a festa, ma almeno pronta ad aiutarsi per rendere meno incidente il peso delle sue contraddizioni. In fondo dare una mano era proprio ciò che amava e faceva don Tonino.

sabato 21 Aprile 2018

(modifica il 29 Luglio 2022, 14:26)

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