Calcio
Torna alla ricerca
Maggio, il capitano gentile
entra nella storia azzurra
di Mimmo Carratelli (da: il Mattino del 20.12.2017)
Dal 3-5-2 con Reja e Mazzarri al 4-3-3 con Benitez e Sarri. Il ginocchio saltato. L’inchino alla curva B. Un gol alla Van Basten. Un solo tatuaggio. L’amore nato al bowling.

Eccolo Christian Maggio, l’inossidabile, con la fascia di capitano (Hamsik in panchina), è il “vecio” del gruppo e gioca la sua partita ad altissima fedeltà in una serata di gelo e cuore caldo.

In questo Napoli-Udinese di Coppa Italia festeggia la trecentesima maglia azzurra (227 partite in campionato, 20 in Coppa Italia, 2 in Supercoppa italiana, 51 in Europa) entrando nell’albo d’oro degli azzurri più fedeli, sulla scia di Bruscolotti, Juliano, Hamsik, Moreno Ferrario e Ciro Ferrara.

È un piacere vederlo sempre pronto, sempre disponibile, sempre sereno. Un giocatore “vecchio stile”, come i veneti di una volta, felici di giocare a Napoli, legati alla città e alla maglia azzurra, irriducibili in campo, i nostri amici del bel tempo che fu Titta Panzanato e Tonino Girardo, e poi Stelio Nardin il rosso.

Christian Maggio, 35 anni, dieci di fedeltà azzurra, professionista impeccabile, dalla gloria, dall’entusiasmo e dai gol dei primi anni da esterno destro nel 3-5-2 di Reja (Maggio, Blasi, Gargano, Hamsik, Vitale) e Mazzarri, laterale d’attacco e di difesa, alla panchina delle ultime stagioni, terzino destro prima nel 4-2-3-1 di Benitez, quindi nel 4-3-3 di Sarri, un sacrificio tattico che non l’ha mai condizionato dando sempre il massimo delle sue possibilità.

Da tre campionati ha ceduto il posto di titolare a Hysaj di dodici anni più giovane.

Sesto nelle presenze totali azzurre, secondo per presenze nelle competizioni europee, arrivò al Napoli che aveva 26 anni nel 2008 dopo l’ultima splendida stagione nella Sampdoria (con Mazzarri) entrando nel giro della nazionale con Marcello Lippi (34 presenze dal 2008 al 2014).

Titolare inamovibile nel Napoli fino alla sciagurata domenica (8 marzo 2009) contro la Lazio al San Paolo, brutta sconfitta e brutto incidente per Christian che era entrato al posto di Santacroce negli ultimi venti minuti: lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, campionato finito, saltate le ultime undici partite.

Quell’anno andò in gol quattro volte. Decise la gara contro la Fiorentina a Fuorigrotta (2-1) battendo Frey a venti minuti dalla fine e andò a inchinarsi davanti alla curva B, deserta per squalifica, un omaggio ai tifosi forzatamente assenti.

La gentilezza, i modi educati, la partecipazione discreta ma appassionata alla vita di spogliatoio fanno di Christian Maggio un ragazzo di altri tempi.

Di recente, all’aeroporto di Capodichino, ha ceduto il posto a una donna con un bambino in braccio concedendosi al selfie inevitabile di lei, Teresa Di Marco di Poggiomarino.

Un tesoro d’uomo in famiglia, due figli, Matteo di 5 anni e Matilda di tre mesi, nati a Napoli, e la bellissima storia d’amore con Valeria Mettifogo, architetto, laureatasi a Firenze, lui e lei di Montecchio Maggiore, un paese della pianura vicentina.

Christian ha un solo tatuaggio, sul collo, con le iniziali “V” e “C” dei loro nomi. Si conobbero a una gara di bowling a Montecchio, lei aveva 13 anni, Christian sedici. Era il 1998 e lui giocava nelle giovanili del Vicenza. Dice Valeria: “Al bowling mi ha fatto perdere la testa e non l’ho ritrovata più”.

Matrimonio lampo in paese, il 22 maggio 2010, e niente viaggio di nozze perché, dopo la gran festa sul lago di Garda fino alle cinque del mattino, Christian fu prelevato da un autista e portato a Coverciano, convocato per il Mondiale in Sudafrica.

Ventitre reti col Napoli (20 in campionato) con l’indimenticabile prodezza del gol “alla Van Basten” a Livorno, nel suo primo campionato azzurro, quando fiondò il pallone nella porta di De Lucia con uno spettacolare tiro al volo dalla linea di fondo.

L’ultimo gol l’ha messo a segno due anni fa in Europa League contro il Midtjylland maciullato a Fuorigrotta (5-0). L’ultimo in campionato il 13 gennaio 2013 segnando al Palermo (3-0 al San Paolo).

Gol decisivi non solo contro la Fiorentina (2-1), anche contro il Catania (1-0), il Bologna (2-1), il Palermo (1-0) e a Firenze (1-0).

Sempre sorridente, sa anche scherzare come in un recente “siparietto”radiofonico con Mario Rui. Al portoghese che faceva panchina disse: “Perché non giochi? Sei scarso?”. E Mario Rui: “Se giochi tu a destra, posso giocarci anch’io”.

Quest’anno, quattro partite piene in campionato (3-1 Atalanta, 4-1 a Roma con la Lazio, 3-1 Sassuolo, 1-0 a Udine) e una in Champions (3-0 Shakhtar).

Dall’inizio contro il Feyenoord (1-2) poi sostituito. In campo dalla panchina contro Chievo, Milan, Juventus e nelle due gare col Manchester City.

Un campione da applausi.
20/12/2017
RICERCA ARTICOLI