Lo sconsolante panorama dell’informazione religiosa televisiva italiana

Presentato oggi a Roma il VII rapporto sulle confessioni religiose in televisione realizzato da Critica liberale. Annunciata la formazione di un Intergruppo parlamentare sulla laicità

Da sinistra, Ilaria Valenzi, Ezio Marzo, Luca Pastorino, Andrea Maestri

Roma (NEV), 18 dicembre 2018 – I risultati del VII rapporto sulla presenza delle diverse confessioni religiose in televisione e l’VIII sulla loro presenza nei TG offre un panorama “sconsolante”. Così si è espresso oggi Enzo Marzo, direttore di Critica liberale, nella conferenza stampa di presentazione delle due ricerche, tenutasi a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati.

Il dato più eclatante della grave mancanza di pluralismo nell’informazione pubblica è il dato del TG1 che nell’annualità 2016/17, presa in considerazione dal rapporto, ha dedicato ben il 98,93% della propria informazione religiosa alla chiesa cattolica. “E’ un dato riscontrato anche l’anno precedente che relega tutte le altre confessioni religiose all’1%; senza poi contare che l’informazione riguardante i musulmani è spesso da ricercare nella cronaca nera”, ha fatto notare Marzo.

Tuttavia, i dati della ricerca, anche quest’anno finanziata dall’Otto per mille delle chiese metodiste e valdesi, hanno evidenziato una novità. A parte il TG1, gli altri telegiornali, sia RAI sia Mediaset, hanno fatto registrare un calo contenuto dei servizi dedicati alla chiesa cattolica e, addirittura, i programmi di dibattito e approfondimento hanno visto calare di circa due terzi il numero di ospiti confessionali, passati in totale dai 616 dell’annualità precedente ai 244 del 2016/17.

“E’ stato un calo senza eccezioni” ha sottolineato ancora Marzo citando i dati di alcuni noti programmi: “Porta a porta” che è passato dai 48 del 2015/16 ai 19 del 2016/17; “Uno mattina” da 178 a 64; “Agorà” da 169 a 94; “Omnibus” da 44 a 20.

Secondo i realizzatori del rapporto la spiegazione di questi dati sta nella difficile situazione vissuta dalla chiesa cattolica romana nel periodo preso in esame: dagli scandali relativi alla pedofilia, la conclusione del processo in cui erano coinvolti i giornalisti Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, gli scandali legati al cosiddetto Vatileaks. “La nostra ipotesi è che i programmi di approfondimento non abbiano voluto affrontare questi temi caldi, riducendo la presenza di esponenti religiosi tra i propri ospiti. Una sorta di auto-censura preventiva”, ha affermato Marzo.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per annunciare la formazione di un Intergruppo parlamentare sulla laicità, presentato dall’onorevole Luca Pastorino e dall’avvocato Andrea Maestri.

“I dati della ricerca offrono molti spunti di riflessione sulla carenza di pluralismo nell’informazione televisiva italiana”, ha detto l’avvocato Ilaria Valenzi , consulente legale della Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS), intervenuta alla conferenza stampa. “Certamente – ha proseguito Valenzi – la costituzione di un intergruppo parlamentare sulla laicità costituisce un’iniziativa importane. Dovremmo, tuttavia, interrogarci tutti quanti per ridefinire il concetto di laicità alla luce di una società plurale e multireligiosa qual è ormai da tempo quella italiana”.