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Realtà e mondi possibili

In foto: Vito Mancuso
Vito Mancuso
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 30 ott 2017 16:17 ~ ultimo agg. 16:17
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La nona edizione di Biblioterapia – Come curarsi (o ammalarsi) coi libri, curata da Oriana Maroni per la Biblioteca Gambalunga di Rimini, muove da due domande: Cos’è la realtà? E quali strategie mettiamo in opera per comprenderla, o per adattarla al nostro desiderio?

Lectio humana, lectio divina  
del teologo Vito Mancuso

Due anche i punti di partenza: l’indagine delle precedenti edizioni sui temi del desiderio, della meraviglia, della paura, del corpo, visti come tensori di quel campo di forze che è la realtà, e la riflessione che il 10 luglio scorso ha visto protagonisti il fisico teorico Carlo Rovelli e il critico letterario e poeta Antonio Prete: “Natura e desiderio di infinito. La lezione di Giacomo Leopardi”.

I nove appuntamenti in calendario raccolgono, infatti, l’incitamento del poeta filosofo a interrogare la realtà, la sua stessa imponderabilità, coltivando la libertà di pensiero e la meraviglia, lo stupore di fronte all’impensato. Uno sconfinamento “oltre la siepe” dell’immaginazione che scardina ciò che è stabile e apre alla dimensione del possibile, che comporta la capacità di vedere e pensare altrimenti.

 

Ma immaginare i cambiamenti, prefigurare una realtà altra, richiede la comprensione e la capacità di interpretare i codici di quella che ci circonda. E se ci sono domande che attraversano nei secoli la filosofia occidentale, quelle che interrogano le nozioni di natura, di realtà e verità sono tra le più impervie, le più difficili a cui dare risposta.

Per vivere c’è bisogno di una visione del mondo e di se stessi dentro il mondo. Uno dei limiti del nostro tempo è quello di non avere una visione del mondo che regga ai risultati della scienza. La realtà è spesso diversa da come appare. L’astronomia copernicana e galileiana, le scienze naturali hanno dimostrato quanto sia illusoria l’idea della corrispondenza fra il mondo e la sua rappresentazione nella coscienza, poiché gli organi di senso, che sono parti del cervello, inducono al falso e al provvisorio. I meccanismi cognitivi cerebrali non sono estranei alla natura, ma ne fanno parte. La verità non è la corrispondenza fra mondo e conoscenza. La ragione cambia la visione dell’universo e della natura, a seconda delle scoperte, delle ricerche e riflessioni di cui è capace.

La scienza ambisce all’oggettività, ma non deve dimenticare che la nostra esperienza del mondo è dall’interno. Molte cose del mondo che vediamo si capiscono se teniamo conto dell’esistenza del punto di vista. A esserne investito è il significato stesso di verità e falsità.

Domenica 29 ottobre il teologo Vito Mancuso ha ripreso il filo della rassegna con la sua “lezione”. 

Mancuso si muove su un’idea di fede che viene intesa non come “ossequio ad una autorità”, ma, così come la concepiva Gesù, “disposizione del cuore, affidamento, fiducia”, come qualcosa che eccede il campo del ragionare umano, “il tentativo di venire a capo del mistero della vita nella sua globalità”. Ciò alla luce della coscienza laica presente in ogni uomo che “cerca la verità per se stessa” e vuole aderirvi senza alcuna “forzatura ideologica” e senza nulla derogare alla ragione intesa come “intelletto e coscienza morale”. Il suo argomentare “si basa sulla filosofia e sulla scienza oltre che sulle fonti tradizionali della teologia” nella coscienza che nessuna opposizione e incompatibilità può esserci tra le affermazioni della teologia e quelle della scienza.

Anche il termine lezione ha poco di cattedratico, ma, spiega Mancuso, viene da leggere; la lettura inizia con la vita non con la scuola. L’interpretazione dei segnali che la vita offre è già lettura e da questa lettura viene la vita. La vita è lettura. Leggere vuol dire vivere.

L’Umano nel suo piccolo, invece, può rappresentare l’intero universo se pensiamo alla capacità di pensare. Moralmente però l’uomo può essere “lupo” (homini lupus) o “divino” (homini Deus) e ciò è conseguenza dal libero arbitrio che gli permette di plasmarsi in infiniti modi. Nietzsche diceva che l’uomo è un cavo teso tra la bestia e l’oltre uomo. La grandezza dell’uomo è di essere un ponte. Il consumismo fa del singolo ego lo scopo di tutto, in realtà l’uomo è fatto per superarsi.

Dio è la forza buona dell’essere, la capacità di dare forma. Il principio su cui si regge il mondo, spiega Mancuso, è il risultato della sintesi tra il concetto di Logos, l’ordine delle cose e razionalità del disegno divino, e il Caos, cioè la casualità materiale con cui percepiamo la realtà che ci circonda. Questi due elementi fondanti danno vita allo spirito vitale, che è Dio, dal quale ogni cosa emana.

La lezione divina sta nel fatto che dipende dall’uomo ciò che vuole essere; ciò che conta è l’agire, il darsi forma. Non cambia nulla essere credente o meno, se credere in Dio ti spinge sarà meglio, ma quello che conta è lavorare per generare la parte divina di sé ispirata alla sapienza, alla bellezza, alla giustizia e al bene.

Credere in Dio vuol dire credere che agisce un ritmo più profondo; una possibilità di legame di armonizzazione che può costare fatica, credere in Dio vuol dire credere che esiste una grammatica, una logica che aiuta a scriversi, a definirsi.

 

Wiliam Zavoli