Iran. Trump introduce le sanzioni. E minaccia, ‘chi farà affari con Teheran non li farà con noi’

di Enrico Oliari

Dopo l’abbandono dell’accordo sul nucleare iraniano (Jpcoa) sottoscritto nel 2015 dal “5+1” (Usa, Russia, Cina, Francia, Gb + Gemania/Ue), gli Stati Uniti di Donald Trump hanno avviato una prima ondata di sanzioni volte a colpire la Repubblica Islamica dell’Iran. Se, com’ha certificato periodicamente l’Aiea, Teheran ha rispettato i termini dell’accordo sul nucleare, per il segretario di Stato Mike Pompeo è colpevole del sostegno dato ai regimi dittatoriali o alle rivolte in Medio Oriente, dalla Siria allo Yemen, fianco ha proceduto con il programma balistico come dimostrato dal test dello scorso settembre, quando i Pasdaran (guardie rivoluzionarie) hanno lanciato un missile Khorramshahr in grado di volare per 2mila chilometri. Va tuttavia precisato che il programma missilistico non rientrava nell’accordo sul nucleare.
Le sanzioni avviate oggi colpiscono le transazioni il rial, la moneta iraniana, l’importazione di auto, l’acquisto di dollari da parte del governo iraniano e il commercio di oro, altri metalli preziosi, grafite, alluminio, acciaio, carbone e software usati nel settore industriale, ma anche l’esportazione negli Usa di tappeti e di generi alimentari. Una seconda ondata di sanzioni, prevista per il 5 novembre, dovrebbe interessare i settori del petrolio e delle banche, della cantieristica e delle spedizioni navali.
Gli altri firmatari dell’accordo hanno già fatto sapere di non voler seguire Trump in questa sua crociata anti-iraniana, e ieri la Pesc Federica Mogherini ha emesso una nota sottoscritta anche dai ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gb in cui si legge che “viene deplorata profondamente” la decisione di Washington di reintrodurre sanzioni e che “Siamo determinati a proteggere gli operatori economici europei impegnati in affari legittimi con l’Iran, conformemente al diritto Ue e alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu”.
Un atteggiamento che ha portato oggi il presidente Usa a rispondere con un poco credibile “chi farà affari con l’Iran non li farà con gli Stati Uniti”, ma è certo che Trump si trova in una posizione tutt’altro che semplice, proprio perché isolato nella sua iniziativa. Ha quindi tentato di mediare dicendosi “aperto al raggiungimento di un accordo più ampio” con l’Iran che “affronti l’intero spettro delle attività maligne del regime, compreso il programma di missili balistici e e il suo sostegno al terrorismo”. Dalla Casa Bianca è stata anche ribadita la disponibilità del presidente ad incontrare il collega iraniano “in qualunque momento”, ma intanto Hassan Rohani ha parlato di “guerra psicologica” ed ha fatto notare che “i negoziati non vanno d’accordo con le sanzioni, che colpiscono il popolo iraniano e anche le aziende straniere”.
Trump, che è sotto pressione da parte di Israele e delle lobby sioniste Usa che ne hanno permesso la salita al potere, cercherà di giocare al gatto con il topo come ha fatto e sta facendo con il nordcoreano Kim Jong-un, e se immediatamente al di sotto del 38mo parallelo gli Usa hanno 33mila militari, continuano a compiere esercitazioni congiunte ed hanno lì dislocato armi di ogni genere, non bisogna dimenticare che pure gli Usa sostengono ribellioni e terrorismo nel Medio Oriente, si pensi alla cartina di tornasole tal è il conflitto siriano.
Se il presidente Usa non riuscirà a portare dalla sua almeno la Gran Bretagna e l’Unione Europea (cosa difficile visti i contratti e le commesse già stipulati con l’Iran), rischierà di mettere in piedi sanzioni dal valore pressoché simbolico.
Anche la Russia e la Cina hanno fatto sapere l’intenzione di mantenere l’accordo sul nucleare così com’è.