Turchia. Erdogan vede Tusk e Juncker per l’adesione all’Ue, ma gli rispondono picche

di Enrico Oliari

Nonostante tutto il presidente turco Recep Tayyp Erdogan conta ancora di portare il suo paese nell’Unione Europea. Nonostante i giornalisti arrestati, i curdi bombardati anche in paesi terzi, come la Siria e l’Iraq, nonostante le decine di migliaia di arresti con l’accusa “gulenismo” e di aver preso parte al fallito (presunto o vero che sia stato) golpe del 15 luglio 2016, nonostante il sostegno neanche troppo velato dato all’Isis (si pensi alle decine di migliaia di foreign fighters transitati dagli aeroporti turchi), nonostante i giornali chiusi, i deputati dell’opposizione arrestati e chi più ne ha più ne metta, Erdogan vorrebbe fare della Turchia il 28mo paese dell’Unione Europea, la quale, sgangherata quanto si vuole, resta se non altro terra dove gli oppositori politici non finiscono in gattabuia e dove la libertà e il rispetto dei diritti civili restano principi sacri.
Ieri a Varna, sul Mar Nero, il presidente turco si è incontrato con i vertici dell’Unione Europea, nello specifico con il capo della Commissione Jean-Claude Juncker e il presidente del Consiglio Donald Tusk, per riavviare il processo di adesione alla Casa comune, “Restiamo candidati all’accesso all’Ue e vogliamo avanzare il più rapidamente possibile in questa direzione”, ha spiegato al termine della cena di lavoro.
D’altro canto il rilancio dei processi di adesione erano parte dell’accordo sui migranti, insieme ai tre miliardi (250 milioni la parte dell’Italia, ma si arriverà quasi certamente a 6 miliardi) ed insieme all’abolizione dei visti per i cittadini turchi, cosa quest’ultima che apparirebbe di poco conto se non fosse per il fatto che sono 10mila i jihadisti dell’Isis con passaporto turco.
Una situazione insostenibile ed un comportamento, quello di Erdogan, al limite dell’insolenza, la cui prima barriera è rappresentata dall’opinione pubblica europea, la quale non ne vuole sapere oggi di Turchia nell’Unione.
Juncker e Tusk ne sono perfettamente coscienti, e pur considerando l’aiuto dato gestendo i profughi siriani e i migranti dell’Asia Centrale e del Medio Oriente, nonché il supporto nella “lotta al terrorismo” (sic!), hanno evidenziato le differenze palesi fra quello che è lo spirito europeo e la realtà turca.
“In termini di soluzioni concrete, non abbiamo raggiunto alcun compromesso oggi”, ha dichiarato Tusk, aggiungendo che “solo i progressi su questi temi miglioreranno le relazioni tra l’Ue e la Turchia, compreso il processo di adesione”.