Poche persone possono essere paragonabili al giullare Francesco. I giullari potevano essere perseguitati e, se uccisi, non si rispondeva di nessun crimine; ciò per una legge di Federico II. Per questo Francesco si definisce giullare, per farsi ultimo, senza valore, indegno.

Francesco non amava la povertà, ma in essa Cristo povero. Quando le fonti francescane gli fanno dire che ha trovato la donna più bella di tutte, Madonna Povertà, stanno parlando di Cristo. Egli è divenuto immagine serafica di Cristo, rivestendosi di Lui, di Cristo povero, conformandosi fin da portarne i segni nella carne. Si firmava Francesco piccolino, scelse il titolo, per sè ed i suoi frati, di minore. Ha vissuto la radicalità evangelica, il vangelo “sine glossa” letteralmente, chiedendo di predicare con la vita ed usare le parole solo se fosse necessario.

Obbligava i suoi frati ad essere allegri, poiché insegnava che dietro un volto triste si nasconde il peccato. Ha pianto tanto perché gli uomini non comprendevano come Dio li amasse, tanto da divenire cieco. Ha amato il creato, giungendo a una concezione contemplativa, trovando in esso il canto d’amore per Dio. Francesco non pregava, si è fatto preghiera. Alle penitenze degli altri metteva dinanzi il primato della carità.

Come sacerdote scelse il più peccatore ed era solito dire che, dinanzi a un angelo, si sarebbe inginocchiato più volentieri dinanzi a un prete qualunque, l’unico in grado di donargli il perdono di Dio. Se prima spirituale era monaco (solo, dal greco monos), con lui nasce la figura del frate, un fratello che porta a tutti l’amore paterno di Dio. Amante della chiesa, pazzo per Gesù Cristo, desideroso di martirio partì ad annunciare il Vangelo in oriente, durante le crociate, fino ad essere accolto dal sultano e stringere amicizia con lui.

Per lui anche i nemici erano fratelli ed amati da Dio. Folle di Dio mise al centro la penitenza. La conversione biblica, tradotta ai suoi tempi, in latino nel vangelo, con “penitentiam agere” (fare penitenza), in Francesco ha significato accogliere la logica di Gesù. Contemplatore del Cristo incarnato, a Greggio, ha ispirato il presepe. Scelse dodici seguaci come dodici furono gli apostoli di Cristo. Prima di morire chiese per sè, dopo una vita di penitenze, i mostaccioli, dolci buonissimi di frate Jacopa.

Cristo gli chiese di riparare la sua chiesa; iniziò ristrutturando la chiesetta di san Damiano ma, successivamente, comprese che la chiesa tutta doveva rinascere al Vangelo. Disprezzato e perseguitato, solo successivamente fu riconosciuto in tutta la sua santità già in vita. Prima di pensare a progetti, a teologia o programmi pastorali, non sarebbe forse meglio invocare Dio per qualche folle del Vangelo o un suo giullare? Il serafico Francesco, minore, povero e piccolino interceda per questa Chiesa, affinché possa predicare con la vita e, solo se è necessario, anche con le parole.