Non c’è solo un piatto di pasta, benché caldo e fumante, o una fetta di carne e della frutta fresca. Dietro una mensa dei poveri c’è un universo di solidarietà e prossimità, calore umano e amore.
Ha aperto oggi ufficialmente i battenti, nel cuore di Sapri, la prima mensa per i poveri voluta dal Vescovo della Diocesi di Teggiano Policastro, Mons. Antonio De Luca.
Un luogo aperto a tutte le persone bisognose e ai senzatetto in cui i volontari si alterneranno per fornire i pasti tutti i giorni alle 12 e alle 14 e un cestino per la cena. I pasti sono preparati da una mensa che li fornisce preconfezionati a Sapri.
Il locale scelto, per il momento, è nell’edificio comunale dove erano ubicate le scuole dell’infanzia in via Procaccia, alle spalle della più nota via Kennedy. È stato messo a disposizione dell’Amministrazione comunale.
“Mentre altrove si alzano muri, qui si creano ponti – ha commentato il sindaco Antonio Gentile – finalmente diamo un servizio importante, una mensa significa costruire comunità, famiglia, e avere la possibilità di coinvolgere le persone che ne hanno necessità”.
Un’impronta tangibile di aiuto che fa seguito anche ad una richiesta al vescovo che lo scorso anno Cittadinanza Attiva aveva fatto attraverso una missiva in cui chiedeva che i senza tetto non venissero lasciati soli. Nella lettera il referente Mario Fortunato chiedeva di creare una piccola struttura per garantire un pasto caldo a chi viveva in estreme condizioni di indigenza.
All’apertura oggi erano presenti, oltre al sindaco di Sapri, don Giuseppe Radesca, Vicario Generale diocesano che ha benedetto il locale, e ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita dell’apertura della mensa, don Nicola Romano, parroco di Sapri della chiesa Immacolata, i volontari della cittadina, e don Martino De Pasquale della Caritas della Diocesi di Teggiano – Policastro.
“Abbiamo scelto Sapri anche per la presenza della stazione ferroviaria – ha detto don Martino De Pasquale – un servizio importante che darà un aiuto a tutti i poveri del territorio”.
– Marianna Vallone –