Forza Italia: la stagione del confronto interno

Il direttore Arturo Diaconale ha ragione. Il suo “Manifesto-proposta per Forza Italia”, pubblicato sul quotidiano “Il Tempo” e ripreso da “L’Opinione”, ha inaugurato un dibattito nuovo all’interno del partito. Un confronto necessario e non più rinviabile. Anche perché Forza Italia vive una stagione di fermento politico. Si tratta, con tutta evidenza, degli effetti del nuovo patto tra il presidente Silvio Berlusconi e il ministro dell’Interno Matteo Salvini, siglato a Palazzo Grazioli. Quell’accordo, solo in apparenza altalenante, garantisce un futuro al centrodestra italiano. E i primi risultati si sono registrati a proposito della nomina di Marcello Foa alla presidenza della Rai. Il terreno comune dei moderati italiani rappresenta, per la prima volta dopo le elezioni del 4 marzo, una prospettiva comune per la prossima coalizione di governo. Questa fase di opposizione costruttiva all’esecutivo gialloverde può offrire, dunque, possibilità finora non contemplate. Una svolta epocale. Ma, come scrive giustamente Diaconale, “per fare la rivoluzione liberale ci vogliono i liberali, siano essi liberali storici, liberali riformatori o liberali popolari. E tutti questi liberali non figurano né nel blocco statal-sovranista della destra, né, tantomeno, in quella sinistra che ha utilizzato le idee di libertà per nascondere il fallimento della propria storia e per continuare a perpetuare i propri privilegi”.

Già. I liberali, in questo Paese sono presenti, esclusivamente, in Forza Italia. Eppure, è chiaro che il partito abbia mostrato delle evidenti difficoltà, non riuscendo ad interpretare, in maniera efficace, le istanze della gente. Ma questa lunga “pausa di riflessione” dall’attività di governo consente al partito d’interrogare, finalmente, se stesso. Si tratta di un’autentica opportunità. Che non va assolutamente sprecata. Che partito vuole diventare Forza Italia? Conferma la propria vocazione di movimento liberale di massa? Chi sarà il leader dopo le Europee del 2019? Un fatto è certo. Occorre recuperare il rapporto con i militanti. È lì, all’estrema periferia dell’Impero, che va ricostruito il partito.

A questo proposito, Diaconale ha lanciato l’idea di un dialogo dialettico tra “Area Alta” e “Area Bassa” all’interno di Forza Italia. In buona sostanza, è arrivato il tempo di inaugurare un confronto tra i parlamentari e i dirigenti. Soprattutto locali. Sì. Perché è fondamentale ricreare una nuova identità del partito nell’ambito del centrodestra. Secondo il direttore è necessario che il movimento fondato dal presidente Silvio Berlusconi entri a far parte della maggioranza di governo. In maniera tale da ridimensionare il peso dei pentastellati in seno all’esecutivo e promuovere la visione liberale del centrodestra. È un’idea affascinante che presuppone, inevitabilmente, una fase di dibattito. Un cambio di linea politica clamoroso. Per queste ragioni, occorre parlarsi. Elaborare nuove tesi politiche. Se necessario, contarsi. Per creare le condizioni affinché l’alleanza dei moderati torni alla guida del Paese e concorra, in chiave continentale, alla nascita di una nuova Europa. Che abbia come obiettivi il benessere dei cittadini, il lavoro per le nuove generazioni e la sicurezza delle famiglie e delle imprese.

Aggiornato il 08 ottobre 2018 alle ore 12:15