L’Onu ri-condanna Israele e dimentica Hamas

L’assemblea chiede che Israele si astenga da tali azioni e si attenga pienamente ai suoi obblighi giuridici previsti dalla quarta convenzione di Ginevra relativa alla protezione dei civili in tempo di guerra, del 12 agosto 1949”.

Mentre l’Italia si divideva nei giorni scorsi a metà tra chi si guardava i mondiali di calcio e chi le olimpiadi delle chiacchiere e del distintivo a due tra Lega e Movimento Cinque Stelle, l’assemblea generale dell’Onu ne approfittava per condannare (anzi, per ri-condannare) Israele per l’ennesima volta, su richiesta della Turchia di Erdogan e dell’Algeria, due Paesi campioni nel rispetto dei diritti umani, a causa delle inevitabili rappresaglie contro Hamas causate dai continui venerdì della collera utilizzati per assaltare le frontiere a colpi di molotov, lancio di pietre e missili Kassam da postazioni mobili.

La risoluzione ha visto 120 Paesi a favore, 8 contrari (Stati Uniti, Australia, Togo, Israele, Isole Marshall, Micronesia, Nauru e Isole Solomon) e 45 astenuti. Questi ultimi rappresentano la comoda posizione europea: Italia, Austria, Albania, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Gran Bretagna, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Lettonia, Lituania e Macedonia. A favore delle richieste turco-algerine contro Israele: Belgio, Francia, Spagna (questi ultimi notoriamente colpiti dal terrorismo islamico) più la Svizzera. Di routine l’imputazione: “Uso eccessivo, sproporzionato e indiscriminato della forza” nei confronti dei palestinesi. Sulle azioni di Hamas ovviamente neanche una parola.

Proprio ieri – per la cronaca – era arrivata la notizia del ritiro degli Stati Uniti dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu, ente farsa che negli scorsi anni è stato presieduto a turno da Paesi come Iran, Sudan, Cuba e via discorrendo. La logica distorta di questi organismi sovranazionali che decidono a maggioranza aritmetica il torto e la ragione, quando non il bene e il male, nell’universo mondo, è una delle concause del risorgere dei nazionalismi e dell’affermazione dei partiti sovranisti in quasi tutto il pianeta.

Il fallimento dell’Onu, come già a suo tempo della Società della nazioni voluta dal presidente americano Woodrow Wilson, sta determinando l’insorgere di quei leader un bel po’ pazzi. Analogamente a quelli che tanti anni orsono portarono alla Seconda guerra mondiale. Adesso, a distanza di cento anni la storia si ripete. E Israele, uno Stato che chiunque ama la libertà e la democrazia dovrebbe difendere – specie se provvisto di buona fede – rimane l’imputato mondiale numero uno in un pianeta in cui gli Stati totalitari stanno diventando la maggioranza. E con tutti i Paesi occidentali percorsi dal brivido dell’“uomo forte” e dalla tentazione di trasformare le democrazie in democrature.

La storia sarà pure maestra di vita, ma chi ne dimentica le lezioni è destinato a riviverne le tragedie.

Aggiornato il 20 giugno 2018 alle ore 13:25