Palestina, il 25 per cento dei 15enni non studia

Studiano fino all’adolescenza. Poi abbandonano i libri. I bambini palestinesi, fra i 6 e i 9 anni frequentano la scuola. Ma, arrivati ai 15 anni, circa il 25 per cento dei maschi e il 7 per cento delle ragazze lascia i banchi e resta a casa. È quanto emerge dallo studio “Palestina: Rapporto sui bambini che non vanno a scuola”. Il documento è opera dell’Unicef Palestina e dell’Istituto di statistica dell’Unesco, in collaborazione con il ministero per l’Istruzione. Gli adolescenti maschi, fra i 14 e i 15 anni, rappresentano circa la metà di tutti i bambini che, fino all’età scolastica obbligatoria di 15 anni, non vanno a scuola. Il motivo principale dell’abbandono scolastico riguarda un’istruzione di scarsa qualità, considerata come un fattore non rilevante nelle loro esistenze. Non solo. Si sottolinea anche la violenza fisica ed emotiva a scuola, sia da parte degli insegnanti che dei coetanei. Senza dimenticare il terrore per il conflitto armato. Secondo Genevieve Boutin, rappresentante speciale dell’Unicef in Palestina, “raggiungere i bambini più a rischio di abbandono scolastico, come questi ragazzi adolescenti, e affrontare le problematiche che incontrano prima che sia troppo tardi, è fondamentale per farli continuare ad andare a scuola”.

Per Boutin, “creare lavoro per i giovani diplomati è pure una priorità, specialmente nella Striscia di Gaza, in cui oltre il 60 per cento dei giovani vive la disoccupazione”. Boutin è convinta che “l’accesso ad un’istruzione di qualità in un ambiente scolastico sicuro aiuterà tutti i bambini a continuare a frequentare la scuola e a sviluppare le conoscenze e le competenze necessarie per progredire nella vita”. Andare a scuola può anche rappresentare una sfida per i giovanissimi adolescenti maschi palestinesi. Boutin sostiene che “i bambini rimasti indietro a scuola hanno maggiori probabilità di abbandono scolastico e quindi incorrono in un rischio maggiore di abusi e sfruttamento fuori dalla scuola. Essere a scuola non aiuta solo i bambini palestinesi a imparare e svilupparsi, ma fornisce inoltre una stabilità e delle abilità utili per la vita che sono di particolare importanza in questi ambienti molto stressanti”.

Aggiornato il 27 luglio 2018 alle ore 12:37