La mano di poker di Salvini

Ci sono mani di poker da andare a vedere prima che nel piatto non resti più nulla. Matteo Salvini è al centro di una di esse. Se non capitalizza adesso il consenso sarà difficile farlo quando il paese sarà stato mandato in rovina dai suoi alleati di governo. Che praticamente sono degli irresponsabili guidati da un’azienda privata dalle finalità e dagli interessi oscuri. All’osso le cose stanno così e Salvini che non è fesso – magari un po’ spregiudicato e arrogante, sì – è il primo a saperlo.

Tutti i fuochi d’artificio in Italia e in Europa sulla questione migranti già adesso hanno finito la propria carica propulsiva. La gente indubbiamente approva perchè il problema andava affrontato così e il toro preso per le corna. Magari più nei fatti che nelle continue dirette facebook. Ma tant’è. Ora però c’è qualcosa di molto ma molto più importante da affrontare, per gli italiani, di quanto non lo sia il problema dell’”immigrazione selvaggia”, chiamiamola così. Ed è il nodo economia.

L’Italia che piace ai grillini è un Venezuela in divenire, con Grillo al posto di Maduro. E una giustizia su misura per reprimere il dissenso. Ma questa Italia fa letteralmente orrore al 99 per cento dell’elettorato di Salvini. Putin o non Putin. Non ci sono solo i radicali pannelliani, i liberali o Forza Italia ad aborrire questo modello sociale. C’è anche la maggioranza degli elettori della Lega, a cominciare da quelli del Veneto di Zaia, e anche coloro che non votano più da anni ma che se decidessero di farlo di certo non darebbero voti al Pd o a Grillo.

Il sovranismo può essere un bel gioco purché duri poco. Gli imprenditori, piccoli, medi e grandi, gli operai, il ceto medio produttivo, e persino i burocrati del parastato, poco si possono fidare di un modello utopico da decrescita infelice. Presto o tardi torme di genitori si rivolteranno contro questo balletto sui vaccini e le città amministrate dai Cinque stelle fanno letteralmente schifo. Per quanto tempo si può restare alleati con questi e continuare ad avere un consenso che per ora è solo nei sondaggi?

In autunno ci sarà anche la finanziaria e lì saranno dolori. Perché mettere insieme il diavolo e l’acqua santa sarà difficile. Su twitter vanno a ruba hashtag come #vaccinifacoltativicrocifissiobbligatori, e questo significa che la gente è già stufa degli inganni gialloverdi. La situazione delle nomine Rai, per giunta, è sfuggita di mano proprio per l’incaponimento su un candidato percepito come filo putiniano, al di là della indubbia grande professionalità di Marcello Foa.

Non crede Salvini che sia l’ora di andare a vedere questa mano di poker e se del caso vincerla adesso mandando all’aria questo governo folle che presto ci trascinerà nel caos economico e nella speculazione? Se lo fa ora o quest’autunno – comunque prima che sia troppo tardi – è quasi sicuro che si prenderà tutto quello che c’è nel piatto e potrà, previo passaggio elettorale, formare un governo di centrodestra più omogeneo al sentire dei suoi stessi elettori. Se invece aspetterà il disastro rischia di prendersi un piatto vuoto perché gli elettori lo giudicheranno complice dei grillini e potrebbero punirlo anziché premiarlo.

Questo scenario ha sicuramente un’incognita: se la Lega si sfila e Mattarella convince il Pd a fare da stampella ai Cinque stelle? È un’ipotesi del quarto tipo ma che in Italia può passare facilmente dall’irrealtà alla realtà. Tuttavia un siffatto governo durerebbe pochissimo e Salvini potrebbe comunque passare all’incasso. Inoltre sarà ben difficile che i renziani accettino questa possibilità e quindi un Matteo potrebbe aiutare l’altro, sia pure non intenzionalmente. Tuttavia in politica per vincere bisogna osare, altrimenti l’investimento a rischio che è stato sinora il fenomeno Salvini, nel tempo potrebbe sgonfiarsi e lasciare il passo a qualcosa d’altro, probabilmente al ritorno in auge dello stesso partito di Berlusconi. Che per liberali come noi sarebbe comunque largamente preferibile.

Quello che di certo il leader leghista non può permettersi è il tirare a campare insieme a quei matti dei suoi alleati. Contratto o non contratto l’opzione entro pochi mesi da “win win” può trasformarsi in “lose – lose”. E di zoccoli duri fedeli ai leader dei rispettivi partiti in giro non ce ne sono più. Anzi, se continua così, finirà che la gente voterà il nuovo capo di governo “per sorteggio”, andando oltre persino agli auspici paranoidi di Beppe Grillo in materia di superamento delle democrazie liberali.

Aggiornato il 06 agosto 2018 alle ore 12:07