Ddl seggiolini è legge, Meloni festeggia

Il seggiolino usato nell’auto per i bambini fino a 4 anni dovrà avere obbligatoriamente un allarme che suona per ricordare che un bebè è rimasto a bordo, prima che il guidatore esca. Il beep eviterà finali tristi di inspiegabili dimenticanze (tecnicamente ‘amnesie dissociative’) come l’ultima, del maggio scorso a Pisa dove una bambina di un anno è morta, lasciata chiusa in macchina dal padre. L’obbligo, previsto nel ddl firmato in prima battuta da Giorgia Meloni, è stato approvato dal Senato. Ed è diventato legge all’unanimità: 261 sì, un solo astenuto. “Se salverà anche soltanto un bambino, sarà valso tutto il mio impegno politico alle spalle. Ne valeva la pena”, rivendica con orgoglio la sua prima legge la leader di Fratelli d’Italia. Il testo, che a inizio agosto ha avuto l’ok della Camera, è destinato a portare il suo nome. “Per la rapidità e l’unanimità di approvazione è un bel segnale”, commenta Isabella Rauti di FdI chiedendo silenzio in aula “visto il momento” e continua: “È un’occasione anche per far fare bella figura alla politica, una volta tanto”. Meloni aggiunge: “Da quel che ne sappiamo, siamo la prima nazione a legiferare su un dramma simile”.

E le opposizioni, tutte, riconoscono il valore dell’impegno. “È un fatto di civiltà”, ammette il socialista Riccardo Nencini e Caterina Bini del Pd esordisce dicendo che “questa è una giornata importante”. Molti però chiedono al governo che i decreti attuativi arrivino al più presto, per specificare i dettagli tecnici dei nuovi seggiolini ma soprattutto per aiutare le famiglie a non avere una spesa in più. L’obiettivo è farcela entro il primo luglio 2019. Per questo si pensa ad aiuti economici o sgravi fiscali. Da qui il “sì responsabile ma non totalmente convinto” di Renato Schifani e di Forza Italia. “Abbiamo cercato in tutti i modi di far passare piccole modifiche per ridurre i costi per le famiglie - osserva in aula - ma c’è stata una chiusura del governo che ha blindato un testo di iniziativa parlamentare. È un fatto senza precedenti”, urla.

Dissente anche il collega Lucio Malan che ha deciso di non votare due articoli del testo perché “sono state impedite modifiche a mio avviso indispensabili”. Il provvedimento è stato approvato in sede redigente dalla commissione giustizia del Senato e perciò ha avuto un iter veloce in aula, che si è limitata a votare gli articoli e il testo nel suo complesso. Orgoglio a parte, intanto Fratelli d’Italia sfida il governo a inserire nella manovra gli incentivi per i genitori che dovranno adeguarsi all’obbligo di legge.

Aggiornato il 25 settembre 2018 alle ore 23:45