Nel Congresso del Partito Democratico spunta il Convitato di Pietra, e fa litigare i candidati alla segreteria. Si tratta di Massimo D’Alema che alcuni giornali ieri hanno descritto come promotore di un accordo con Nicola Zingaretti per sostenerlo alle primarie, prima, e fare un listone alle Europee, poi. Ipotesi che ha sollevato le critiche di Maurizio Martina, Roberto Giachetti e dei loro sostenitori, che accusano il Governatore del Lazio di voler tornare ai Ds. Accusa che l’interessato respinge accusando i competitors di voler “distruggere” il Pd. Le ricostruzioni hanno preso spunto dal convegno di sabato per i 20 anni della Fondazione ItalianiEuropei, che ha radunato la sinistra ex Ds. Assenti proprio Martina, impegnato a Milano, e Zingaretti, che però ha inviato un telegramma a D’Alema in cui afferma che i rispettivi “pensieri politici” e le “proposte per il futuro” si sarebbero “confrontate e intrecciate”. Un “confronto” che secondo alcuni quotidiani si tradurrebbe in un appoggio a Zingaretti ai gazebo dai dalemiani, in cambio di un listone unico alle europee, dove c’è la soglia del 4 per cento. Una cosa diversa dalla “lista plurale” evocata qualche giorno fa da Massimiliano Smeriglio, braccio destro di Zingaretti. Subito sono piovute le critiche di Matteo Richetti a “un ritorno al passato” e di Maurizio Martina a “una operazione nostalgia”, dato che semmai “occorre cercare nuove energie nel Paese”.

Simili le critiche di Lorenzo Guerini e di altri sostenitori di Martina, come Camillo D’Alessandro che definisce Zingaretti “il cavallo di Troia di D’Alema”. Dello stesso tenore le affermazioni di Roberto Giachetti e Anna Ascani, che corrono in tandem per la segreteria. Zingaretti è sbottato rinfacciando ai suoi accusatori di “voler distruggere il PD anche a colpi di fake news” riguardanti “ricostruzioni fantasiose sulle Europee e inesistenti accordi” con D’Alema sulle primarie. “Sono solo campagne organizzate, su cose che non ho mai detto, dal vecchio gruppo dirigente che ci ha portato alle drammatiche sconfitte di questi anni”. Il governatore del Lazio ha chiesto “una svolta” nel dibattito congressuale “archiviando questi metodi barbari di confronto tra di noi”.

Anche Gianni Cuperlo, presente al convegno di sabato, ha invitato a “non fare caricature” sul tema del confronto con M5s. “Impedire la saldatura di quell’elettorato con la destra peggiore dovrebbe essere l’alfabeto di una sinistra che non si arrende a mani alzate. Spero che il congresso del mio partito non imiti la sceneggiatura mal copiata della sfida all’Ok Corral. La vera differenza è tra chi vuole distruggere ogni tentativo di cucitura e chi vuole ricostruire, arte complessa e che chiede applicazione e tenacia”. Sul versante opposto è arrivato un nuovo attacco di Roberto Morassut, che sostiene Zingaretti, a Martina laddove questi sostiene un cambiamento nella vita del partito: “Martina usa in modo furbesco una proposta politica seria e non sua che indica la strada di un radicale mutamento della vita interna del Pd chiedendo i voti a chi invece quel regime lo ha coltivato, difeso, rivendicato”.

Aggiornato il 17 dicembre 2018 alle ore 12:59