Di Maio e Salvini duellano sul caso Siri

Giuseppe Conte non avrebbe chiesto le dimissioni di Armando Siri. Almeno, a sentire Matteo Salvini. Il premier oggi sentirà telefonicamente il sottosegretario leghista prima della partenza per la Cina. L’incontro vero e proprio, invece, si terrà soltanto al ritorno del premier dalla missione in Oriente. Intanto, la presidenza del Consiglio ha diramato una nota in cui si sostiene che “sul caso Siri sarà il presidente Conte a decidere. A giorni vedrà il sottosegretario Siri e prenderà una decisione”.

Lo stesso Conte ha dichiarato che “le fratture si ricompongono con la dialettica. Non sono preoccupato per la tenuta del governo. La posizione del M5s su Armando Siri è legittima. Anche su Marcello De Vito hanno assunto posizioni drastiche e io stesso ho dichiarato che, pur nel rispetto del principio di innocenza, quella posizione era legittima. La mia posizione è, innanzitutto, quella di ascoltare. Ora non mi pronuncio. Chiederò al sottosegretario di condividere la posizione finale”. Secondo il premier “si possono prendere decisioni anche senza aspettare che la giustizia faccia il suo corso, anche senza che la sentenza sia passata in giudicato”.

Salvini reagisce duramente al Blog delle Stelle in cui si evocano “legami con la mafia” di Siri: “Non accostate mai il mio nome e quello della Lega alla mafia. Chi parla di Lega deve sciacquarsi la bocca perché con la mafia non abbiamo nulla a che vedere”.

La replica di Luigi Di Maio non placa gli animi. “Se la Lega non c’entra niente con queste accuse – afferma il leader grillino – dimostri la propria estraneità dai fatti allontanando Siri dal governo, perché altrimenti io comincio a preoccuparmi a vedere Salvini e la Lega difendere a spada tratta Armando Siri”. Secondo Di Maio, “quello che noi stiamo chiedendo sul caso Siri è un ulteriore atto di fiducia, perché questa fiducia va rinnovata con i gesti concreti. Io e Salvini abbiamo fatto grandi cose insieme in questi primi mesi di governo. Abbiamo fondato questo esecutivo sul rapporto di fiducia che si è concretizzato tra noi nella firma di quel contratto di governo”. A dare man forte al ministro del Lavoro è il “garante” del Movimento cinque stelle in persona. “Matteo Salvini – scrive Beppe Grillo in una lettera al Fatto Quotidiano – è ministro dell’Interno a sua insaputa. Pensa solo ai migranti trascurando le mafie”.

Intanto, a proposito dello stralcio del decreto “Salva-Roma”, interviene Virginia Raggi. “Salvini – sostiene la sindaca – aveva una occasione per fare qualcosa di buono per gli italiani con il Salva Italia. Avrebbe cancellato 2 miliardi e mezzo di debiti a carico di tutti gli italiani. Sono certa che il parlamento riuscirà ad intervenire e a correggere tutto questo”.

Aggiornato il 24 aprile 2019 alle ore 17:50