Pesaro, caccia ai killer di Natale

Desta sconcerto a Pesaro l’agguato di Natale in cui ha perso la vita Marcello Bruzzese, fratello di un collaboratore di giustizia. È subito scattata la caccia ai due killer che avrebbero esploso una ventina di proiettili calibro 9. Almeno metà dei colpi avrebbe trafitto il corpo, trovato dai carabinieri. Con tutta evidenza, l’assassinio appare come una vendetta di ‘Ndrangheta. Bruzzese, 51enne di origini calabresi, era sotto protezione e da tre anni viveva con la moglie e i figli in un appartamento messo a disposizione dal ministero dell’Interno nel pieno centro della città marchigiana. I killer avrebbero studiato a fondo i movimenti dell’uomo. Dopodiché, lo avrebbero atteso incappucciati sotto casa. Alle 18.30 Bruzzese aveva parcheggiato l’automobile nel garage attiguo all’ingresso del suo condominio in via Bovio, una stradina pedonale nel centro storico.

La famiglia di Bruzzese vive da dieci anni sotto protezione, perché il fratello Girolamo Biagio Bruzzese, che cercò di uccidere il boss Teodoro Crea, è un collaboratore di giustizia. La protezione prevedeva un sostegno economico. In pratica, una casa e stipendio pagati dal ministero dell’Interno. La procura distrettuale antimafia di Ancona e quella ordinaria di Pesaro hanno aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio volontario con l’aggravante mafiosa.

Sulla vicenda è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Se qualcuno muore per mano di mafia – ha detto il vicepremier leghista – è mio dovere essere lì. Se qualche mafioso alza la testa giù mazzate. Mafia, camorra, ‘ndrangheta sono merda. Metterò le forze dell’ordine in condizione di combattere la mafia”. Per il sindaco Matteo Ricci, “Pesaro è spaventata. Lo Stato per colpire la ‘Ndrangheta si avvale dei collaboratori di giustizia, ed è giusto così. Ma non è giusto che una città venga sconvolta in questo modo”.

Aggiornato il 27 dicembre 2018 alle ore 14:03