Orlandi: indagine del Vaticano sui resti del cimitero teutonico

Sono passati quasi 36 anni da quel 22 giugno del 1983 quando una ragazza di 15 anni, figlia di un dipendente vaticano, va a lezione di musica al centro di Roma e non torna più a casa. Il nome di Emanuela Orlandi è ancora oggi legato ad uno dei grandi misteri d’Italia. Anni di indagini, illazioni e depistaggi, hanno prodotto soltanto una altalena di speranze e delusioni per la famiglia che però non ha mai smesso di cercare la verità.

Il “Caso Orlandi” si trasforma presto in una giallo internazionale che travolge il Vaticano: il presunto rapimento finisce infatti per intrecciarsi anche con l’attentato di Alì Agca contro Papa Wojtyla. Il Papa polacco intervenne sul caso con diversi appelli. Negli anni poi, la presenza di Emanuela, viene segnalata in diverse località, anche all’estero, ma le rivelazioni non risultarono mai attendibili.

La prima inchiesta viene chiusa senza elementi nel luglio 1997. Poi, nel 2008, la banda della Magliana, che spesso era stata tirata in ballo nella vicenda, rientra in primo piano a con le dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna di Enrico De Pedis, uno dei capi della banda: Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa dopo essere stata tenuta prigioniera nei sotterranei di un palazzo vicino all’Ospedale San Camillo. Ma neanche su questa pista emergono prove concrete. Nel 2016 l’inchiesta viene archiviata da parte della Procura di Roma; archiviazione confermata dalla Cassazione.  Diversi mesi fa arriva la richiesta esplicita al Vaticano dal parte della famiglia Orlandi di aprire una nuova indagine, poi l’indicazione di fare una ricerca nel cimitero teutonico che si trova all’interno delle mura vaticane. Pietro Orlandi parlò anche con Papa Francesco, proprio all’inizio del pontificato di Bergoglio, riferendo che il pontefice aveva detto che Emanuela era in cielo. Una risposta che però non lo ha fermato nella ricerca della verità.

Recentemente poi le indagini su alcune ossa ritrovate durante lavori di ristrutturazione della casa del custode nella Nunziatura apostolica avevano riacceso qualche flebile speranza di verità e giustizia. Speranza che non si è ancora spenta e che la famiglia di Emanuela come la società civile continueranno a tenere viva. Perché le nuove indagini nel cimitero teutonico permettono di sognare di poter finalmente fare luce su una vicenda rimasta fin troppo oscura per tutti questi anni.

 

Aggiornato il 10 aprile 2019 alle ore 16:37