Enza Ambrosone, capogruppo del Partito Democratico a Palazzo di Città, due giorni fa il voto sul Bilancio 2017 al termine di una seduta di Consiglio Comunale a dir poco sofferta e che ha visto l’Amministrazione Comunale arrivare in Aula con una delibera, quella che accompagnava il Consuntivo, incompleta e che avrebbe, se approvata, decretato la fine immediata della consiliatura. A salvare Ciampi ci ha pensato l’emendamento di Dino Preziosi. Il Sindaco, a margine dell’Assise, ha rispedito al mittente ogni accusa di “tentato suicidio”…

«Va delineato un quadro che parte da questa estate. L’Amministrazione Comunale, appena insediatasi, si è fatta commissariare sul Rendiconto 2017 che, come noto, è stato redatto da un commissario prefettizio. L’Assessore alle Finanze, prima di ricevere ufficialmente la delega dal Sindaco, si è spinto a studiare atti non pubblici relativamente ai conti dell’ente. Un atto evidentemente grave. Come se ciò non bastasse la Giunta ha portato in Aula il Rendiconto nell’ultimo giorno utile prima dello scioglimento decretato dalla diffida del Prefetto di Avellino, con una delibera illegittima che, se approvata così com’era, avrebbe chiuso istantaneamente questa esperienza amministrativa. Una condizione, quest’ultima, che i gruppi Pd e Davvero avevano evidenziato in Conferenza dei Capigruppo senza, però, ottenere risposta. I dubbi, questi tanti dubbi, creano un sospetto: chi, a parole, non vuole andare a casa sta lavorando a piè sospinto per farlo. Ed il Partito Democratico, in questo senso, è chiamato ad attrezzare una risposta adeguata».

I consiglieri del gruppo Pd sono tra i firmatari della mozione di sfiducia al Sindaco: perché, insieme agli altri esponenti dell’opposizione, non avete lasciato che la Giunta si schiantasse da sola?

«Noi siamo seri. Abbiamo preso un impegno con la città rispetto al Consuntivo 2017 e siamo stati, come Partito Democratico, promotori della mozione che guardava alla stabilizzazione dei precari del Comune di Avellino. Passaggio, quest’ultimo, che si sarebbe consumato solo con l’approvazione del Bilancio. Per noi le parole, soprattutto quelle pronunciate in Consiglio Comunale, hanno ancora un senso. Abbiamo, di fatto, smentito le voci che ci volevano pronti a fare ostruzionismo sui conti dell’ente. Per quanto riguarda la sfiducia, abbiamo ascoltato qualche consigliere che prima ha dettato un timing, rispetto al piano di risanamento e alla calendarizzazione del documento per chiudere la consiliatura, per poi cambiare la propria posizione. Il Partito Democratico resta lì dove si è posizionato all’atto della firma della sfiducia: non abbiamo il timore di discutere dell’opzione dissesto qualora i Revisori dei Conti accolgano favorevolmente la delibera di Giunta che apre al default. Ma, voglio ricordare a chi legge, che su quella deliberazione, ad oggi, c’è il parere contrario del Dirigente alle Finanze che indica la strada del piano di rientro per rimettere in equilibrio le casse comunali. Lo fa con un parere tecnico, mentre l’Assessore Forgione, figura politica, ha annunciato che il dissesto arriverà in Consiglio Comunale a prescindere dai pareri degli organi di controllo. Parliamo, quindi, di una scelta politica».

La data di “scadenza” della mozione di sfiducia è fissata al 25 novembre: tra 20 giorni Avellino sarà commissariata, è così?

«Accadrà se nessuno dei 19 consiglieri recederà dalla firma posta in calce al documento».

Crede che qualcuno abbia intenzione di farlo?

«Non mi azzardo a fare previsioni rispetto agli altri gruppi consiliari. Parlo solo per il gruppo che rappresento e, come le ho già detto, il Pd non cambierà la sua posizione».

Intanto le urne di Palazzo Caracciolo hanno bocciato il Partito Democratico…

«Prima della domanda avrei bisogno di esprimere una considerazione. Il Pd, in questo momento storico, ha la necessità di ripensare se stesso ed il suo ruolo. Parlo da capogruppo consiliare: è difficile, in un momento così delicato per la città, rappresentare un partito che, dopo la sconfitta alle Provinciali, si è ufficialmente ridotto ad una parodia di quel che dovrebbe essere. Il Partito Democratico dovrebbe assumere la dimensione di un luogo nel quale tutte le persone legittimate a farlo possano confrontarsi per stabilire una rotta condivisa. Questo non accade e, quindi, da rappresentante del gruppo Pd a Palazzo di Città sento di essere chiamata ad onorare una responsabilità molto grande».

La spaccatura, visto il voto di Avellino, all’interno dell’universo democrat a Palazzo di Città è evidente ed ha contribuito alla sconfitta di Michele Vignola…

«Trovo singolare e, a tratti, imbarazzante che si possa gioire per l’affermazione di un candidato diverso da quello schierato dal Partito Democratico: Biancardi, a cui faccio il mio in bocca al lupo per l’esperienza da Presidente della Provincia, non appartiene alla nostra parte politica. Ed è inaccettabile che esponenti del Partito Democratico che sostengono questa Segreteria Provinciale possano brindare alla sconfitta. Così facendo rappresentano plasticamente le ragioni per le quali si è perso e si continua a perdere: la confusione, i continui equivoci non fanno altro che spingere la base ed il popolo democratico ad allontanarsi dal partito».

Vignola, nella conferenza stampa tenutasi sabato, ha auspicato che, dalla sconfitta rimediata in Provincia, possa nascere una fase di ricostruzione e rinnovamento del Pd irpino. La stessa che, aggiungiamo noi, sarebbe dovuta partire dopo il 4 marzo e dopo il 24 giugno. Non crede che, forse, si debba cominciare azzerando gli organismi di via Tagliamento?

«Il Sindaco di Solofra era il sindaco che meglio avrebbe potuto rappresentare il nostro partito, che meglio avrebbe incarnato la figura di Presidente della Provincia riempiendo questa carica di esperienza e capacità amministrativa, nonché di appartenenza al Pd. Con la sua elezione il Partito Democratico avrebbe, senza dubbio, recuperato rappresentanza istituzionale e di governo. Mi fa specie che il Segretario Provinciale voglia superare questa fase riunendo gli organismi, dà prova, così dicendo, di non avere il polso della situazione. Ci sono ricorsi giudiziari che dovrebbero riconsegnarci una pacificazione interna al partito, ma per rifondare e riorganizzare il Pd irpino ci vuole altro. Di Guglielmo, che non è l’unico responsabile di questa sconfitta, assuma la sua parte di responsabilità e faccia un passo indietro. Si apra una nuova fase congressuale che preluda alla rifondazione etica del Partito Democratico nella nostra provincia».

Grazie consigliere.

«A lei».