L’Italia è una Repubblica fondata sul tradimento. Ce lo dice Carlantonio Solimene, irpino, giornalista de "Il Tempo", nella sua prima fatica letteraria, "State Sereni", edita da Iuppiter Edizioni.

Per tutti Carlo, con un passato da cronista calcistico, Solimene è da qualche anno approdato alle cronache parlamentari: ha seguito l’ultima, sanguinosa, legislatura conclusasi lo scorso dicembre e, nel suo saggio, ne ha tracciato le incoerenze. Dieci storie di trasformismi e tradimenti dal senatore Antonio Razzi ad Alessandra Moretti, passando per gli ex berluscones.

Domani, al Circolo della Stampa, Solimene presenterà il suo libro insieme al direttore di Orticalab, Marco Staglianò, e all’onorevole Gianfranco Rotondi che ne ha curato la prefazione.

Solimene, lo spunto per cominciare la nostra chiacchierata ce lo serve su un piatto d’argento il candidato premier Luigi Di Maio che ieri, proprio ad Avellino, ha detto che il Movimento 5 Stelle lavorerà ad una legge che vieterà il cambio di casacca in aula. In pratica chi tradisce il mandato degli elettori è fuori. In questa Italia che lei dice essere “fondata sul tradimento” come coniuga le parole dell’aspirante presidente del Consiglio?

«Il Movimento 5 Stelle, e quindi Di Maio, come Forza Italia, Lega o Fratelli d’Italia ha fatto del vincolo di mandato un punto di forza della propria campagna elettorale. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo il mare e prima di riuscire a raggiungere questo risultato ce ne vuole. Il Movimento 5 Stelle, al momento, sembra essere il partito più credibile visto che gli altri che denunciano i voltagabbana sono gli stessi che si sono serviti dei voltagabbana quando è stato necessario».

Nella campagna social per la promozione del suo libro abbiamo avuto modo di conoscere alcuni protagonisti. Da Walter Rizzetto, a Sandro Bondi, passando per Antonio Razzi e Alessandra Moretti. I “traditori” a quanto pare sono davvero parecchi…

«Quella da poco terminata è stata senza ombra di dubbio la Legislatura dei tradimenti. Nel libro ho raccolto dieci piccole storie che aiutano a ripercorrere quello che è successo in questi cinque anni abbastanza ingarbugliati. Io lo definisco un manuale per l’elettore, uno modo per dirgli: “leggi e attento a chi voti”. Penso sia giusto avere bene in mente quelle persone che hanno offerto esempi di poca coerenza. E’ un libro che parla della politica che non ci piace, di tradimenti, di caccia alla poltrona, di opportunismo».

Un quinquennio davvero amaro…

«Sì, anche se nel finale si accende un barlume di speranza. Mi interrogo sulle colpe dei traditori ma anche, talvolta, su quelle dei traditi. E cerco di scoprire se in futuro sara? possibile creare un sistema per arginare uno dei mali piu? radicati della democrazia italiana: il trasformismo. Faccio proprio riferimento alla legge sui partiti di cui ha parlato Di Maio ad Avellino. Se avessimo partiti più democratici che dessero voce anche ai dissidenti, probabilmente avremmo meno voltagabbana tra i banchi di Camera e Senato».

Intanto, in una campagna elettorale appena partita, latitano i candidati premier: centrodestra e centrosinistra giocano a carte coperte. Come legge questo dato?

«Venti anni di bipolarismo ci hanno tratto in inganno. noi votiamo per una repubblica parlamentare, ovvero non scegliamo direttamente il primo ministro. E’ chiaro che, di fronte ad una situazione del genere dobbiamo interrogarci se quello della repubblica parlamentare sia ancora un sistema adatto e al passo con i tempi. Tutto il mondo va verso un tipo di scelta, basti guardare alla Francia o agli Stati Uniti. Qui eleggiamo il Parlamento in un sistema politico oggettivamente frastagliato. Avremo sempre dei premier di "compromesso", credo che accadrà anche dopo il 4 marzo».

A firmare la prefazione del suo libro ci ha pensato l’onorevole Gianfranco Rotondi che sarà al suo fianco alla presentazione di martedì. Viene spontaneo chiederle, come mai proprio Rotondi?

«L’origine comune e l’amicizia che lega la mia famiglia alla sua mi ha spinto a chiedergli questo piacere. In più l’onorevole Rotondi, oltre ad essere un politico di spicco è anche un ottimo giornalista. Una penna divertente. Nel suo libro “Meglio la casta” emergono tutte le sue doti scrittorie e la bravura nella spiegazione dei concetti. Mi piaceva affidare a lui, con il suo puntale e ironico modo di scrivere, le conoscenze del Parlamento e della Legislatura».

Come e quando nasce “State sereni”?

«In una notte di settembre. Ero lì che pensavo a tutte le vicende che mi avevano sorpreso nel corso di questa mia prima legislatura da giornalista de “Il Tempo”. Mi hanno sempre interessato le storie con i colpi di scena che non ti aspetti e mi sono sempre chiesto come fosse possibile essere così sfacciati di fronte al Paese e al proprio elettorato. Mi sono appuntato immediatamente le quattro storie che mi sono venute subito alla mente e così, di getto, sono nati i primi quattro capitoli. L’idea poi ha preso piede e a metà dicembre il libro era pronto».

A chi consiglia la lettura e, soprattutto, è un libro da cui si evince il suo credo politico?

«Di sicuro la lettura è consigliata agli appassionati di politica. Dieci storie, realmente accadute, alcune di queste molto paradossali, scritte in chiave leggera. E’ un libro che picchia a destra, a sinistra, al centro e picchia anche i 5 Stelle ma che non si schiera nemmeno di fronte a certi comportamenti. Racconta. In ogni capitolo tutti sono stati traditi e tutti hanno tradito. Da Alessandra Moretti che nasce portavoce di Bersani e poi diventa renziana, a Walter Rizzetto che insultava La Russa, voleva lo Ius Soli e un governo con Bersani e poi passò al partito della Meloni, ai berlusconiani di ferro Bondi e Bonaiuti che hanno abbandonato il Cavaliere, a Gessica Rostellato che ha lasciato il Movimento 5 Stelle per passare al Pd. Insomma c’è da divertirsi».

E di quello che pensa ai “cazzi sua”, Antonio Razzi ne parla?

«In realtà Razzi è citato nella prefazione. Lui è l’esempio principe di quello che accade nel nostro Paese. Qualcosa che all’estero sarebbe incomprensibile. Il fuori onda che purtroppo per noi lo ha reso celebre in qualsiasi paese del mondo avrebbe portato alle sue immediate dimissioni. Razzi, invece, non solo fu ricandidato, fu anche rieletto e finì addirittura per vantarsi per il suo modo di fare politica. Lui è un po’ il simbolo».

Contento di presentare il suo libro anche ad Avellino?

«Molto contento, fa piacere giocare in casa tra parenti e amici. Vivo a Roma da anni ma sono molto legato alla mia città e poter presentare il mio primo lavoro al Circolo della Stampa mi riempie di gioia».

Come vede le Politiche 2018?

«Il centro-nord sembra orientato verso il Centrodestra che, stando ai sondaggi, dovrebbe dominare nei collegi uninominali. Il Pd dovrebbe tenere nelle regioni "rosse". Ma, mai come in questo caso, il voto del Mezzogiorno sarà determinante. Se il Movimento 5 Stelle farà il boom nel Meridione, il Centrodestra non avrà la maggioranza. Viceversa si ragionerà diversamente. Quel che pare certo è che si prospetta un Governo di "inciucio nazionale", che vedrà insieme Centrodestra e Centrosinistra. La massima aspirazione di Silvio Berlusconi, quindi, potrebbe materializzarsi. Staremo a vedere».

Da cronista sportivo ha seguito per anni la Lazio. Saprà certamente che Forza Italia, nel listino camerale che interessa anche la provincia di Avellino, ha schierato Claudio Lotito...

«Parliamo di un personaggio molto particolare: o lo si ama, o lo si odia. La scelta di schierarlo nel collegio irpino potrebbe non essere felice e questo dimostra che il Rosatellum, una legge che avrebbe dovuto avvicinare l’elettore ai candidati, è stata interpretata in maniera del tutto opposta».

Rifacendoci al titolo del libro, c’è da “stare sereni”?

«Queste sono elezioni in cui lo "stare sereni", la presa in giro, è la parola d’ordine. Tutti promettono ben sapendo che non ci sarà mai un governo monocolore chiamato a mantenere gli impegni. Una sorta di grande imbroglio collettivo. Ma ci credono sempre più in pochi, basta guardare le percentuali dell’astensione».

Grazie Solimene, in bocca al lupo…

«Prego, viva il lupo».