È un intero Paese ad esser arrivato qui, a Riace, “s-bronzo” di Lucano: Mimmo Lucano, il sindaco arrestato in quanto simbolo di un’altra Italia. L’Italia che accoglie, l’Italia condominio di un villaggio globale che – in quanto tale – non conosce confini, ma vive e si radica dovunque: anche sulle alture dell’entroterra di Reggio Calabria.

E qui, tra i colori di Riace, l’idea stessa di appartenenza, di cittadinanza, di identità è messa in discussione, dilatata e rielaborata da una fetta di Paese che trova uno dei suoi più potenti simboli e riferimenti nella predicazione del Papa venuto da lontano, il quale pubblicamente ha lodato il modello di accoglienza sperimentato dal piccolo borgo della Locride. A Riace, in questo giorno di r-esistenza, è Francesco – e non i Ministri dello Stato – ad essere chiamato in causa dai migranti che, sfilando per chiedere la liberazione di Domenico Lucano, hanno rivendicato l’appartenenza al suo paese. «Mimmo non si arresta»: è stato il grido unico nel quale si sono fuse storie dalle origini più diverse, ricordando a tutti noi come non basti un documento a fare un cittadino.

Sull’innocenza di Domenico, nessuno ha dubbi: nessuno ha dubbi sull’innocenza di un Sindaco che, da sempre, è stato al fianco della vita contro la politica della morte, facendone una leva di rinascita per questo piccolo villaggio globale.

Un corteo di migliaia di persone ha attraversato Riace. In testa i consiglieri comunali, tantissimi primi cittadini della Locride e il vice sindaco Giuseppe Gervasi che ha ringraziato Domenico e tutti i presenti. «È straordinaria - ha detto - la rivoluzione a cui stiamo assistendo. Riace è il paese del sole e Mimmo è il sindaco del Mondo». Sono stati loro a guidare una lunga coda che, sfidando la pioggia, si è infine riversata sotto il palco allestito nell’antico anfiteatro di Riace, 1700 abitanti, nati e residenti in ogni parte del mondo, immagine suggestiva di una storia che eternamente si ripete: una storia che, senza le migrazioni e le commistioni che gli scambi e gli incontri naturalmente portano con sé, non avrebbe mai potuto essere scritta.

Sul palco anche Aboubakar Soumahoro, rappresentante sindacale USB, simbolo delle lotte contro il caporalato: «L’indifferenza non può arrestare l’umanità. Questa piazza la migliore risposta al clima di odio e di caccia alle streghe che la politica al governo sta alimentando. Disobbedire alle leggi disumane è giusto per ribadire che il modello Riace ha messo al centro la dignità e l’integrità delle persone e tutto questo non si arresta».

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